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Festa della mamma fai da te: tutorial per cucire una shopper e 10 idee per riempirla di cose meravigliose!

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Io ve lo dico, archiviata la festa del papà, è doveroso, giusto e sacrosanto cominciare a spremere le meningi per celebrare la mamma! 
Lo scorso anno ho festeggiato la prima festa della mamma come mamma bis, un’emozione incontrollabile, sconvolgente e di amore assoluto. Non facevo altro che piangere - giudicate voi a che punto mi trovo della metamorfosi con un panda - baciare Diego, dire “grazie, grazie”, stringere Giulia nel fagottino, ripetere le operazioni in sequenza. 


Questo il regalino che le maestre hanno aiutato i nostri bambini a confezionare: una piccola sportina con l’impronta delle loro manine. 

A sinistra la sportina con le manine (non è quella di Diego)
A destra Diego disegna la sua mamma con tendenze cubiste
In basso Diego risponde alla domanda "com'è la tua mamma?" e ancora mi sciolgo!

Mi sento ancora in debito con la vita per tutta la felicità e le emozioni provate quel giorno, quindi, quest’anno mi sento di dover ricominciare proprio da lì, da quella sportina e provare ancora una volta a dire grazie che, secondo me, i grazie non sono mai abbastanza. 

Allora, mettiamoci anche che recentemente ho fatto amicizia con la macchina da cucire, adesso vi spiego come cucire una meravigliosa borsa per la mamma e vi dò anche qualche idea per riempirla per confezionare a mano un pensiero unico che farà letteralmente sciogliere qualsiasi mamma!

Questa è la borsa più semplice che si possa cucire: un pezzo di stoffa, due strisce di cotone per i manici, una piccola tasca interna (che se andate di corsa o la volete fare facile potete anche omettere). 
L’idea è sua. Lei è Dana, ed è la mia personal sewing trainer anche se lei non lo sa. Ho iniziato a cucire proprio seguendo i suoi tutorials, sempre dettagliati, con spiegazioni semplici e foto di ogni passaggio. E poi ci sono i video "Made everyday", in cui Dana cuce in diretta (a prova di incapace!) con il suo stile solare e amichevole inconfondibile! La adoro!

Pronti? Iniziamo!

Ecco cosa ci serve:

1 metro di stoffa in cotone piuttosto pesante (tipo tela o tessuto per tovaglie o tende) - potete anche riciclare un canovaccio da cucina o dei tovaglioli, guardate lei come fa qui!

Ritagliamo due rettangoli 45 x 35 cm, oppure un unico rettangolo 90 x 35. Io ho ridotto leggermente le dimensioni (70 x 35) in questo modo sono riuscita a sfruttare al massimo le dimensioni della stoffa ricavando quattro rettangoli per le borse e quattro pezzi di stoffa da riciclare. 
Il primo l’ho tagliato, a sua volte, in quattro per ricavare delle piccole tasche interne per le borse, gli altri tre ne ho fatto dei tovaglioli, ma possiamo anche decidere di farne delle tovagliette per la colazione. 




1) La tasca interna
(se non avete intenzione di attaccare la tasca saltate questo passaggio e andate direttamente al punto 2)

Ritagliamo un rettangolo di 23 x 18 cm (se fate come me vi verrà una tasca leggermente più piccola). 
Ripieghiamo il lato superiore di 2,5 cm, gli altri tre di circa 1 cm e stiriamo. 
Attacchiamo la tasca con l’aiuto delle spille alla borsa e cuciamo.



2) La borsa

Adesso non ci resta che cucire la borsa! Con l’aiuto delle spille facciamo combaciare i lati della stoffa piegandola a metà, dritto contro dritto.
Cuciamo i lati ed il fondo. 
Adesso cuciamo l’orlo superiore. Ripieghiamo il bordo di 1 cm e poi ancora di 2, 5 cm. Stiriamo e cuciamo. 



Se preferite potete realizzare una borsa con il fondo con gli angoli - è più capiente e si regge meglio quando la appoggiate - basta fare questo passaggio.

Dopo aver effettuato le cuciture (dei lati e del fondo), schiacciatele in modo da farle combaciare e realizzerete un triangolo. 
Stirate il triangolo in modo da far combaciare perfettamente le cuciture. 
Tirate una riga a 6,5 cm dalla punta del triangolo e cucite. Tagliate l’eccesso e rifinite il bordo con lo zig zag (oppure lasciate così com’è). 
Ripetete l’operazione anche per l’altro angolo della borsa (qui le spiegazioni di Dana). 

3) I manici

Tagliamo due strisce di circa 70 cm di lunghezza ciascuna e attacchiamole al bordo superiore dell borsa con l’aiuto di due spille. 
Cuciamo con lo zig zag lungo il bordo, ripassiamo un paio di volte. Poi cuciamo una “X” per essere sicuri che sia ben resistente. 




Fatto! 



Adesso non ci resta che la parte più divertente: riempire la borsa!
Ecco alcune idee:

1) Mommy survival kit 



Kit di sopravvivenza per mamme in barattolo (ci sono anche le etichette stampabili gratuitamente)


2) 30 Days of Mommy meals



Ideale per le neo mamme (e non solo!)

3) Tired mama pamper kit 


Maschera per viso e mani, crema per capelli, lucida labbra e altre coccole per la mamma che per troppo tempo non si è presa cura di sé concedendosi una seduta al bagno in solitaria!

4) Libri e riviste

I libri sono sempre un regalo gradito per me! Da quando sono costretta ad utilizzare un braccio solo (altro impegnato in addormentamento figli) e al buio mi sono (ahimè) convertita al digitale, ma almeno leggo, mio marito mi regala spesso delle meravigliose iTunes Card con le quali comprare tanti libri e qualche rivista.
Tra queste le tra mie preferite sono Casa Facile, Peggy Journal, Turisti per Caso, Focus (vi ricordo che non ci paga nessuno, sono solo le mie preferenze!)
A questo proposito, ve la ricordate l'iniziativa #ioleggoperché di cui vi avevamo parlato qui? Potrebbe essere l'occasione giusta!


5) Qualche altra idea? Eccone 6!



Winter cold survival kit
Movie night in a tin
Coffee lover survival kit
Baking kit 
Snow day survival kit
Spa Day in a tin

via http://thediymommy.com

Tanti auguri Mamma!

P.S. Ve li ricordate i pupazzi coniglio con i calzini spaiati? :)

Blog e DIY: se non ti diverti, non ha senso!

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In questi giorni mi è stato chiesto di riflettere su cosa mi aspetto da questo blog per il prossimo futuro e cosa voglio che diventi di qui a tre anni.
Ho rimuginato un po' e non fa che tornarmi in mente questo Decalogo che lessi tempo fa*:



Questo è già lo spirito del blog ed è esattamente quello che cerchiamo di trasmettere da queste pagine attraverso i nostri esperimenti, i nostri impiastri, le nostre pecionate...

Certo, ci piacerebbe entrare a far parte della ricca community dei crafters italiani, consolidando le relazioni con tante blogger che stimiamo attraverso collaborazioni e guest post.

Vorremmo farlo, però, dall'ultimo banco... Come il punto di riferimento, l'esempio e l'incoraggiamento per chi ha voglia di fare, ma non si sente né artista, né artigiano. 

Per questo punteremo sempre di più il coinvolgimento diretto dei lettori
Come? Ad esempio sollecitandoti a partecipare a raccolte di pecionate a tema o bandendo l'elezione dei Pecioni ad honorem tra chi ci invierà la pecionata più bella del reame!
(Ma su questo, ti daremo più dettagli più avanti...)

Per ora ci basti essere certe che nei prossimi anni continueremo a “fare”, provando a migliorare questo spazio ogni giorno un po', specialmente dal punto di vista dell'accoglienza (foto e grafica), ma sempre senza alcuna pretesa di perfezione, perché per noi il comandamento più importante resta l'ultimo:

Se non ti diverti, non ha senso! 

Siete dei nostri?




*Se ancora non segui il blog di Valentina, non perdere altro tempo: www.riciclattoli.com. Se ti piacciono Le Pecionate, di questo blog ti innamorerai!

Anteprima - Il mio matrimonio fai da te: il fotoracconto della giornata

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Qualche tempo fa, Camilla (Zelda was a writer), pubblicava un articolo sul grande Tabucchi (qui) e per il mio cervello è stato un attimo salire sul treno che mi portava a riabbracciare Pessoa. Un tuffo al cuore ed ero già là, tra le sue poesie, i suoi versi! 
E’ un autore al quale sono molto legata e insieme a Emily (Dickinson), Gabriele (D’Annunzio), Charles (Baudelaire), Gustave (Bécquer), Richard (Bach), è stato tra gli invitati al mio matrimonio. Non cercate un nesso, un comun denominatore, tra questi autori perché non c’è, se non nella misura in cui hanno scritto versi o parole che hanno accompagnato i passi della mia vita e sono rimasti con me, dentro di me.
Un tavolo per ciascun autore e a ciascuno dei commensali è stata regalata una pergamena con i suoi versi più belli. Il mio modo per condividere la mia felicità ed il mio stato d’animo con tutti gli invitati.



Potrebbe risultare inusuale scegliere poesie che parlano di inquietudine nella notte, del vento che soffia irreale sulla pioggia e del pensiero che corre e continua senza sosta come anatema dell’aria; brani che parlano del cuore e di come esso a volte si distrae dal suo stesso battito al rumore del mare, lamento indomabile e selvaggio. Brani, che parlano di amore e di morte, ma, si sa, "chi ama non conosce morte" (Emily ti adoro). 
Seduta sul terrazzino di quella casa così lontana, leggevo questi versi all’alba, sotto il cappuccio di una felpa, con la tazza del caffè accanto a me, respirando l’aria fresca di un’estate che volgendo al termine mi avrebbe lasciato una promessa di eternità. 
Il 21 marzo scorso è stata la Giornata Mondiale della Poesia e l'abbiamo lasciata sfilare così, senza adeguati festeggiamenti. La poesia è un colpo al cuore, è la capacità di stordire i sensi con parole apparentemente innocue, ma che combinate tra loro, come una pozione magica, possono rigirarti l'anima come un pedalino bucato. E' piacere, è bellezza, è arte e di questa non ce n'è mai abbastanza. Allora, ho avuto l'idea, un po' per volta conosceremo gli ospiti speciali che ho avuto l'onore di accogliere alla mia tavola, un piccolo assaggio, una volta ogni tanto, vi va di seguirci in questo viaggio alla scoperta de #gliinvitatialmiomatrimonio?

Poi, ho pensato anche che l’idea della pergamena, arrotolata su uno stelo di fiore di confetti a fare da segnaposto - senza pinterest a disposizione, eh? - era proprio un’idea carina! 
In tempi in cui di diy, handmade e crafting ancora non si parlava granché, la mente sovraffollata di una me neanche ventiquattrenne aveva avuto diverse trovate originali per organizzare un #matrimoniofaidate. 
I sacchetti per i confetti cuciti a mano, le partecipazioni stampate con la stampante di casa su carta amalfitana ordinata via internet, i nastri rosa per le mie amiche, i confetti scelti direttamente nella fabbrica Pelino di Sulmona (con mia madre che salta l'uscita dell'autostrada e arriviamo a L'Aquila, ma questa è un'altra storia!), la cinquecento bianca noleggiata all’aeroporto, il tableau disegnato a mano.

Insomma, non sono una wedding planner e non ho la presunzione di diventarlo, voglio solo raccontarvi la mia esperienza, magari potrà essere l’ispirazione per tante altre idee crafty o altrimenti vi avrò fatto fare qualche risata! 

Nel frattempo, vi racconto il giorno del mio matrimonio attraverso qualche foto!

Il giorno del mio matrimonio è stato, in assoluto, il giorno di festa più bello della mia vita. Non ho smesso un attimo di ridere e, come mi ha detto successivamente qualcuno, sarebbe potuto cadere il mondo, io mi sarei fatta più in là, sempre continuando a ridere. 




Le foto sono di Studio Reportage.



Ho chiesto alle mie amiche di venirsi a vestire a casa mia, insieme a me, e nel frigo avevamo più birra che acqua (vede per credere).



Chi si piastrava i capelli, chi se li arricciava; sul tavolo, bottigliette di smalto di tutti i colori, matite, rossetti e mascara di tutte le marche e di tutti i tipi. Erano bellissime. Sorridenti, scalze ed emozionate. 
Io mangiavo pizzette, bevevo birra e ridevo. 
Poi mi hanno detto “e basta che ti viene via il trucco”, e me ne sono fatta una ragione. Ho infilato una cannuccia nella lattina di birra e olè.




In fase trucco con ciuffo alla "Tutti pazzi per Mary"
Le mie amiche avevano tutte un piccolo "portafortuna", un nastrino rosa allacciato al polso. La storia del rosa a casa mia è vecchia come il cucco, si narra che da piccola disegnassi elefanti rosa e volessi a tutti i costi un gatto rosa, poi, un po' più cresciutella, in occasione di ogni esame all'università portavo addosso qualcosa di rosa. Considerato che ha funzionato parecchio bene, e che mi sono sposata appena tre mesi dopo la laurea, non me la sentivo proprio di interrompere questa tradizione!
Io ce l'avevo alla caviglia e annodato avevo anche un ciondolo a forma di delfino, la "cosa prestata" dalla mia amica peciona. 


Poi, alla fine, erano tutte pronte tranne me!




Ed ecco il vestito! Pensate che la scelta ha impiegato "ben" mezz'ora di un sabato pomeriggio e ancora mi viene da ridere! 
Ci presentiamo al negozio io, mia madre e la peciona, e ci fanno accomodare in camerino. 
Mia madre alza le sopracciglia e con un sorriso pietoso mi fa: "Claudia, ma come ti sei vestita..." Non so se la indisponessero di più le macchie di candeggina sula tuta o l'abbinamento reggiseno bianco-mutande nere-calzini a righe.
La commessa inizia portare abiti bellissimi nei quali mi infilo e mi muovo come un elefante, impacciata, per niente a mio agio e con la certezza di essere ridicola. Poi arriva lui, ah... che bello, ha le spalline, così sta su bene e poi mi sembra un grembiule questa gonna a portafoglio, bello il raso che spiomba dritto e liscio, senza fronzoli, volant e solo un ricamo delicato. Mi piace!
Alzo gli occhi, la guardo e la peciona mi fa: "no, vabbè, hai cambiato espressione..." e fu subito amore. 

Ed eccoci finalmente alla cerimonia. Adesso non vi spaventate, l'espressione che vedete non è quella di un uomo che va ad un funerale, è mio padre che mi accompagna da quello che sarà il mio futuro marito, ma sembra proprio un'espressione da funerale. In effetti lui così si sentiva. Un uomo finito.



Mentre eravamo in macchina mi fa: "Senti, siamo ancora in tempo, è una bella giornata, ripensaci, ce ne andiamo al mare io e te, mette tutto a posto papà, tu non ti preoccupare. Eh? Che dici?" 
Durante la cerimonia non ha proferito parola e alla cena qualcuno gli ha chiesto: "Sei contento?" e lui ha riposto "Contento? Che c'è da essere contento? Metti al mondo una figlia, la cresci, bella, intelligente, lei ti ama e tu la ami, poi arriva il primo str***o e se la porta via". 
Ecco. Un uomo in lutto.



Dopo la cerimonia siamo andati a fare una passeggiata. I fotografi sono stati discreti e ci hanno seguiti senza farsi notare, noi, storditi, felici e super accaldati, abbiamo scambiato qualche parola e tanti sorrisi. Ci siamo seduti su una panchina, poi abbiamo bevuto ad una fontanella e tutto sembrava di nuovo così normale!






Poi, a bordo del nostro bolide abbiamo raggiunto gli invitati al mare. 





Direttamente affacciato sul mare, in realtà è un vero e proprio stabilimento balneare!




Ecco la tavola, ma di questo parleremo meglio nel mio #matrimoniofaidate e ne #gliinvitatialmiomatrimonio.



Il clima era assolutamente informale e tutti davano una mano, dall'amica fotografa e quella improvvisata truccatrice.


Poi è arrivato il momento della torta e, no, niente taglio!
Abbiamo scelto di colare il cioccolato su un meraviglioso profiteroles, Oddio quanto era buono!


Naturalmente, se me lo avessero chiesto prima avrei detto che i fuochi d'artificio sono una cosa kitsch e superata, soprattutto per un matrimonio. 
Quando ho visto comparire nel cielo tutte quelle luci che dopo mille voli e mille colori andavano ad addormentarsi sul mare, beh, non ero più dello stesso avviso!


Abbiamo iniziato a ballare sulle note di Basket Case, poi gli U2 e ancora rock e punk (ve l'avevo detto che ero una ragazza punk, no?), a piedi nudi nella sabbia e senza più un minimo di sobrietà in corpo. 
Poi ci siamo tuffati in piscina e le coreografie di sincronizzato degli uomini facevano invidia a quelle di Aldo Giovanni e Giacomo in Tre uomini e una gamba!


Ah, se poi capita che nel bel mezzo della cena vada via la luce e saltino tutti i generatori... don't worry, keep smiling!

P.S. Le foto degli invitati e degli sposi e che in piena euforia e con gradazione alcolica alterata si dimenano in abito da cerimonia in balli a piedi nudi nella sabbia e i successivi schiamazzi, uniti a tentativi di galleggiamenti impropri nella piscina, sono state volutamente omesse per salvare quel briciolo di dignità che ancora ci rimane! 


Il puntaspilli da polso DIY in 10 minuti

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Sarà l’aria di primavera... ma tutto è iniziato da un pomodoro.
Un pomodoro (sottratto indebitamente a dei bambini innocenti, ma zia era contraria, ricordatevelo!) e una manciata di spilli.
Quel gran genio della Bionda - l’abbiamo già detto che sta imparando a cucire? - ha avuto l’idea di usare un pomodoro come puntaspilli e ne ha regalato uno anche a me.
Siccome alla praticità, e all’idiozia, non c’è limite, ho pensato di farne un pomodoro puntaspilli da polso!
Ecco come.

Occorrente:

  • Un pomodoro (o qualsiasi altro oggetto sferico) di stoffa
  • Ago
  • Filo
  • Un pezzetto di elastico
  • Forbici


1. Avvolgi l’elastico abbastanza stretto intorno al tuo polso e taglialo a misura.

2. Infila l’ago e, sfoderando i tuoi punti migliori, attacca il centro dell’elastico al fondo del pomodoro.

Notare la precisione dovuta agli anni di pratica.
Quando una c’ha manualità signora mia...












3. Chiudi l’elastico sovrapponendo le due estremità e, anche qui, ferma con qualche punto.




Finito!
Non ti resta che indossare il tuo puntaspilli e lanciare il nuovo trend dell’estate :)

Attenta solo a non spingere gli spilli troppo in fondo: c'è il tuo polso! :)

Migliorare l'organizzazione domestica in due mosse: il ricettario familiare ed il programma delle attività

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All’inizio dell’anno avevamo promesso di parlare un po’ dell’arte di arrangiarsi e di soluzioni salva tempo in cucina (qui) forti di una concreta esperienza maturata sul campo. State ridendo?
Beh, che ci crediate o meno, la Mora è riuscita a sopravvivere più di un mese senza riscaldamento ed acqua calda, e non ad Agosto, ma sotto Natale!
Merito anche del mitico Bimby che oltre ad essere elettrico permette di cuocere più cibi contemporaneamente consentendo di avere in trenta minuti una cena completa di primo, secondo e contorno e fare una cucina di storage per riempire il frigorifero come se non ci fosse un domani.

Ad essere sincera, il decisivo miglioramento nell’organizzazione dei miei menù è da attribuire a due fattori.
Il primo è stato conoscere i blog di Paoletta e di Adriano ed il mitico gruppone su Facebook. Le loro ricette ed i consigli del gruppo mi hanno spinto a livelli di autoproduzione che non pensavo raggiungibili per me.
In un paio di mesi mi sono accorta che non acquistavo più i biscotti per la colazione, le merende per la scuola di Diego, i cereali per la colazione e molti altri prodotti da forno. In compenso, mi sono ritrovata con una planetaria ed un forno nuovo, ma consideriamoli investimenti a lungo a termine!
Molte ricette sono diventate abituali, nel senso che sono entrate a far parte dei nostri menù (qui la mia proposta per l’organizzazione dei menù settimanali  e qui il menù “disordinato” della Mora) e ad un certo punto mi sono stancata di dover andare ogni volta su internet per recuperare la ricetta che mi serviva e che anche stamparle non risolveva il problema perché si accumulavano fogli di carta svolazzanti in giro per la cucina. Alt!
E qui entra il gioco il secondo fattore.
Il mio innato senso di ordine e organizzazione, infatti, è stato ulteriormente incentivato dalla Day Designer (vi ricordate? ne abbiamo parlato qui).
Così, per prima cosa, ho elaborato un ricettario familiare, niente di complicato, solo l’insieme delle ricette che utilizziamo tutti i giorni, suddivise per: colazione e merende, pane pizza e focacce, polpette, sughi e salse, piatti unici cereali e legumi, gnocchi.












Inoltre, per capire di cosa ho bisogno, quando mi serve e di quanto me ne serve, ho stilato un programma delle attività della nostra famiglia.



Questo semplicissimo foglio mi aiuta anche a non ritrovarmi con lo sguardo perso nel vuoto quando la mattina in stile zombie varco la soglia della cucina chiedendomi “ma che cavolo devo fare adesso?” (ovviamente la risposta più sensata sarebbe “tornatene a dormire, ma che cavolo vuoi fare a quest’ora?!?”, ma non è quella giusta!)

Più di recente, la scoperta di Zolle, mi ha permesso di liberarmi del pensiero della spesa settimanale che puntualmente ingolfava il mio sabato mattina.
Ogni venerdì pomeriggio, infatti, mi arriva a casa un cartone di frutta e verdura bio di stagione e sempre freschissimi! Se siete interessati, date un’occhiata al sito, scoprirete che partecipare è semplice, non è un abbonamento e si può personalizzare la zolla a proprio piacimento.
I vantaggi che personalmente ho riscontrato sono: qualità dei prodotti e freschezza, varietà della composizione della zolla per tutti i gusti, buon rapporto qualità-prezzo, puntualità nella consegna a domicilio.

E voi? Come vi organizzate per la gestione e l’organizzazione dei menù?

Le Pecione consigliano: nuovo look al Blog in 3 mosse, ora e subito!

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Già da diverso tempo meditavamo su un restyling del blog. Volevamo qualcosa di più semplice e pulito, che consentisse di individuare subito i contenuti, senza elementi che creassero confusione e, al tempo stesso, mettesse in risalto il nostro aspetto caratteristico: la caciara [per i nostri lettori internazionali laggasi “amena e goliardica confusione”].
Dopo aver frequentato il Blog Lab avevamo le idee più chiare, sapevamo quali erano gli aspetti da cambiare e cosa fare per migliorarli. L’abbiamo fatto? La risposta è no.

Alla fine, messe alle strette, ci siamo dette, ma davvero vale la pena per due come noi, che non hanno alcuna mira commerciale, investire tempo (e denaro) per migliorare l’estetica di questo piccolo e modestissimo blog? Sì, ci siamo risposte. 
Perché se vale il discorso che anche per stare in casa a fare le pulizie mi posso incipriare le guance e lucidare le labbra con il rossetto, allora, anche se a leggere siamo io, màmmeta e tu, possiamo decidere di vestire un blog che ci piaccia per davvero.


 La Mora ha avuto l’idea di autofinanziarci. Come? La logica è semplice. Se scrivo io un post lei mi paga mettendo un tot nella cassa, se lo scrive lei, invece, sono io a pagare.
In quattro mesi abbiamo risparmiato una discreta somma che ci ha permesso di fare i primi investimenti essenziali: acquistare il dominio, comprare un template personalizzabile e un logo pre made. 



Infine, è stato il post di Francesca Marano su C+B a far scattare la molla. 
Sabato mattina, ore 9:00, Pecione ai blocchi di partenza e un timer: allo scoccare delle 12:30 quel che s’è fatto, s’è fatto. E così è stato.

Il primo passo è stato acquistare il domino e, come potete vedere, siamo proprietarie esclusive di www.lepecionate.com , mitico!
Secondo, abbiamo acquistato il logo che, se lo dice pure la Marano c’è da crederci, non c’è niente di male ad acquistare un logo pre made, almeno all’inizio, poi si vedrà. Tanto più che a noi serviva una carattere handwriting un po’ giocoso, ma tutto sommato semplice, che potesse costituire l’header del nostro blog, ma anche un logo per le foto. Insomma, nessuna opera d’arte!

https://www.etsy.com/shop/AutumnLanePaperie

Abbiamo setacciato i negozi di Etsy e alla fine abbiamo scelto Autumn Lane Paperie che ne aveva davvero di bellissimi! Abbiamo chiesto a Beck di sostituire il carattere della tagline con un font che ci piaceva di più ed ecco qui, il nostro logo ready to go!
Il template l’avevamo acquistato sempre qualche tempo fa qui a 3,99 Euro e devo dire che è esattamente quello che ci serviva.

Non ci restava che giocare con font e colori. Seguendo la regola fondamentale “less is more”, abbiamo scelto solo due font, uno molto semplice e leggibile per il corpo dei post e uno per i titoli che riprende la tagline dell’header. Il colore l’abbiamo usato, con parsimonia, per i link e per la side bar.

Per quanto riguarda i contenuti abbiamo rinominato le categorie per renderle immediatamente comprensibili, abbiamo ridotto le etichette per agevolare l’indicizzazione e le ricerche, ed eliminato tanti gadget dalla side bar che creavano solo confusione distogliendo l’attenzione dai nostri contenuti.
Il lavoro, naturalmente, è work in progress, quindi aspettatevi ancora dei cambiamenti, ma, per il momento, noi siamo tanto, tanto soddisfatte!
E voi, che ne pensate? Si accettano consigli!


P.S. Tremate, tremate... in borsa ci sono rimasti sufficienti denari per una messa in piega ed un outfit, attenzione che è arrivato il tempo dello shooting e allora sì che si ride!

E prima di ferragosto ecco a voi il primo post del nuovo anno!

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E' iniziato il nuovo anno e, seppure con estremo ritardo, arriva il primo post del 2015! 
Se pensate che in questo tempo ce ne siamo state con le mani in mano e il cervello staccato vi sbagliate di grosso!
Abbiamo intrapreso progetti di restyling, sperimentato ricette e scovato tutorial a prova di pecionata ed eccovene una piccolissima anteprima. 

Cameretta dei bimbi prima e dopo: soluzioni salva spazio con la luminosità del nordic style e un tocco di colore handmade
Abbiamo messo sotto sopra una cameretta, rendendola un luogo accogliente nel quale fratello e sorella, si spera quantomeno nel lustro in corso, potranno decidere di eleggere domicilio notturno. La bionda ha il dito del "pin it" ancora fumante! 




Soluzioni salva tempo in cucina e l'arte di arrangiarsi 
La mora ha sperimentato tecniche di sopravvivenza Amish con 13° gradi dentro casa, senza termosifoni e senza gas per cucinare. E' ancora viva e, sì, ha pure compiuto trent'anni. 




Aria di rinnovamento: dalle porte alla testiera del letto. 
Ho le prove che è stato confessato il teorema per cui è soltanto il parrucchiere la vittima inconsapevole del morbo per cui mentre tu parli a lui si chiudono le orecchie e capisce tutto il contrario di tutto con paralisi facciale in sorriso criptico e testolina assecondante: anche idraulico e falegname ne vengono, ahimè, colpiti. Dopo quasi 3 anni che viviamo in questa casa ci siamo finalmente decisi a realizzare una testiera del letto. Tuttavia sto cercando ancora di capire che fine abbia fatto la mia tavola di legno che un mese fa il falegname si è portato via, insieme al mio progetto per realizzare una testiera del letto, e della quale non ho più notizie.

Guarda mamma so sciare!
Scoperto che i quattrenni di oggi che imparano a sciare hanno sci piccoli e maneggevoli, maestre sorridenti che per fare spazzaneve dicono "fai la pizza" e le curve a sci uniti "fai gli spaghetti", tapis roulant per la risalita e qualcuno che amorevolmente li ritira sempre su dopo ogni caduta. Giusto per farvi capire il mio stato d'animo, a me dai quattro ai sei anni hanno fatto fare scalette e mentre ero con il culo a terra mia madre mi diceva "alzati che ti bagni i pantaloni".




Intervista doppia: Day Designer VS Mr Wonderful
And last but not least, abbiamo scelto le nostre compagne di viaggio per questo nuovo anno!
Per la cronaca, la bionda in day designer e la mora in mr wonderful.




Insomma, tremate, tremate, le streghe son tornate!

Se non fossimo pecione vi diremmo che i racconti di viaggio, le pecionate ai fornelli e alla macchina da cucire, le opere di restyling organizzativo e architettonico saranno on line secondo una attenta pianificazione, ma noi SIAMO PECIONE e quindi vi diciamo che sicuramente ne sentirete parlare, ma con calma e gesso, in fondo, non è troppo tardi per augurare a tutti voi un caldo e sereno "buon ferragosto".


Peciona ad Honorem - Prima edizione

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Ne abbiamo chiacchierato più volte, anche fomentate da tante aspiranti reginette, ma poi non avevamo mai dato vita all’iniziativa.
Oggi, finalmente, senza neppure aver dovuto bandire un concorso, ma per semplice acclamazione, abbiamo la prima elezione di “Peciona ad honorem”!

Lo scettro di questa prima edizione va a furor di popolo a...

(che già il nome qualcosa ci doveva suggerire)


Grazie... Grazie!
Ma vado a leggere le motivazioni della giuria.


--> Per non aver tentato timidamente l’approccio, ma perché, pur essendo la prima volta, ha riempito una betoniera di materiale con badilate colme di materiale e ottimismo.
Quando una Peciona si mette in moto, non ha tempo da perdere con le prove: si punta direttamente sul prodotto finito.

--> Per aver affrontato con caparbietà un delicato lavoro manuale e non essersi data per vinta di fronte all’ineluttabile evidenza che qualcosa era andato storto.
Una Peciona si dispera di fronte al risultato più spesso di quanto non voglia ammettere, ma non accetta MAI la sconfitta e cerca la soluzione “alla meno peggio”. E comunque IO non ho sbagliato niente, non capisco proprio come diavolo sia potuto succedere!

--> Per aver trasformato quello che poteva essere un banalissimo TIR di “pongo” bianco in un esperimento chimico-fisico sui fluidi non newtoniani.

Perché ogni Pecionata che si rispetti, si sa da dove parte, ma non come va a finire.

--> Per essersi distinta, nella sua già significativa carriera, patrocinando iniziative come #nonsonowonderwoman.
Ché di gruppi e occasioni di auto-aiuto, sorella, non ce n'è mai abbastanza...

Ed ora ecco a voi la performance che ha conquistato l'Academy.



Grazie Rita. Commosse e strette in un grande abbraccio possiamo solo dirti: Sei una di noi!

Trovi Rita anche su Facebook e Instagram.
Se hai bisogno di aiuto con la gestione della tua pagina Facebook chiedile una consulenza su Network Mamas.
Se invece vuoi vedere cosa crea quando non combina pecionate, questo è il suo negozio online. Ti ricordi la simpaticissima My#Selfie che ha realizzato per Claudia?

[Se ti stai chiedendo quale fosse l'idea iniziale dietro alla pecionata che è valsa il titolo a Rita, dai un'occhiata qui dove Giada spiega come fare la pasta da modellare al bicarbonato. Se segui le sue istruzioni e ti ricordi di cuocere l'impasto, il successo è assicurato!
Se invece pensi di poter aspirare al titolo, scrivici!]


Lettera a mio figlio

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Il primo maggio la piccola di casa ha festeggiato il suo primo compleanno e avendo vissuto direttamente sulla mia pelle l'esperienza di organizzare la festa, avevo intenzione di scrivere un post con alcuni trucchetti molto, molto utili.
Invece, è successo che l'altra sera ho litigato con Diego, mio figlio più grande, e una serie di pensieri tumultuosi mi ha ingabbiato il cervello. Così, per rimettere ordine, ho scritto, anzi, gli ho scritto una lettera. 
La voglio condividere perché il Mulino Bianco non esiste - e comunque ci hanno messo dentro Banderas a parlare con le galline quindi fate un po' voi - e non c'è niente di male ad ammettere le proprie debolezze. La cosa più incredibile che potrà succedere sarà decidere di fermarci e di capire se è il caso di tornare su nostri passi, valutando una strada diversa, se quella percorso fino a quel momento non ci ha portato da nessuna parte. La possiamo chiamare umiltà, con una vena poetica, ma anche amorevole tenacia, con maggiore realismo. Insomma, può capitare di essere pessimi, ma accorgersene e fare di tutto per non esserlo più mi sembra già un bel punto di partenza.



Caro Diego,
da pochi giorni hai compiuto un anno come fratello maggiore. Non so dirti che cosa si prova, ma mi viene spontaneo farti i miei più sinceri complimenti. Io non ho fratelli, né sorelle, ma percepisco distintamente la responsabilità che a volte provi, me ne accorgo perché sembra un peso po’ troppo grande per le tue spalle.
Per questo ti voglio ringraziare, ma anche chiedere scusa.
Ti voglio ringraziare per l’amore che hai riversato incondizionatamente su tua sorella. Per come ti preoccupi per lei e la cerchi in continuazione per coinvolgerla nel tuo mondo. Per averla accolta, sacrificando i tuoi spazi. Per averla accettata senza riserve. Perché tu sei contento che lei “è nasciuta” (per usare le tue parole).
Non ti ringrazierò mai abbastanza per essere il fratello che sei. 
Hai amato questa novità sin dall’inizio, scegliendole un nome e chiamandola “Bimba Giulia” per tutto il tempo che è stata dentro la mia pancia, come se voi due foste già stati una coppia affiatata di amici.
Io ti avevo promesso che niente sarebbe cambiato. Che promessa idiota. Non è vero. Non poteva essere vero. 
Come poteva essere vero per il solo fatto che la nostra famiglia passava da tre a quattro teste? Come poteva non cambiare niente se io sempre una rimango, ma chi ha bisogno di me non è più uno, ma due?
Il senso delle mie parole era solo quello di rassicurarti che nessuno avrebbe preso il tuo posto nel mio cuore, che nel cuore di mamma c’è posto per tutti, che se siamo uno più l’amore non si divide, ma si moltiplica.
Ma per il resto ho sbagliato, perché intorno a noi tutto è cambiato, non poteva essere altrimenti, e siamo cambiati noi.
Ieri sera, dopo l’ennesima giornata di urla e pianti, mi sono ritrovata a fissarti mentre dormivi e mi sono detta che sì, tu resti sempre il mio cucciolo, e che no, non è vero che sei grande, che hai tutto il diritto di restare tra le mie braccia stasera, domani e ogni volta che vorrai. E io non ho nessuna valida ragione per non tenerti stretto a me. Ancora un po’. Ancora e sempre.
Soprattutto, poi, mi sono chiesta dove fosse finita quella mamma premurosa e sorridente che sapeva capirti più di ogni altra persona. Perché tu da me venivi se avevi un problema, con me ti fermavi a ragionare, a parlare, perché io e te ci capivamo.
Dove sono finiti i nostri abbracci, quelli che chiudevamo gli occhi mentre ci stringevamo e io ti infilavo il naso tra il collo e la spalla per respirare l’odore della tua pelle? Dove sono finiti i baci? Dove sono finite le nostre dichiarazioni “tanto bene mamma, tanto amore”? Dove sono finiti quegli di ordinari momenti di straordinaria felicità che, scusa, ma mi sta scoppiando il cuore per quanto sono felice? Non te lo so dire.
Tu li hai reclamati, a modo tuo, ma la stanchezza mi ha fatto vedere solo comportamenti irragionevoli e rabbiosi, ai quali ho risposto con altrettanta rabbia. Il problema è che io ho trent’anni e avrei dovuto capire che stavamo sbagliando. Non so a quanto possa servire, ma, per tutta onestà, ti dico che ogni volta che abbiamo litigato e che ho visto la paura velare di bianco i tuoi occhi neri per poi sciogliersi in una cascata di lacrime mi sono sentita come un boia. Perché a farti stare male ero io, la tua mamma. A volte mi sono resa conto di aver sbagliato mentre ancora le stavo pronunciando certe parole, non sono riuscita a rimangiarle, ma ho provato a spazzarle via con uno sguardo d’amore o un abbraccio improvviso. A volte è più comodo pensare di aver sbagliato, che non si poteva fare diversamente, che ormai è troppo tardi per recuperare. Beh, ti assicuro che non è vero. E’ la bugia più grande che un vigliacco si possa raccontare guardandosi allo specchio. E se non vale in generale, ancora di più, non vale per una mamma che non vuole perdere l’amore del proprio bambino.
Caro Diego, tu sei l’amore più profondo che io abbia mai sentito, il senso che ha cambiato la mia vita e non ho nessuna intenzione di rinunciare a te.

Stai fermo lì, mamma sta venendo a prenderti.

Aggiornamento: ho abbassato il tono di voce, ho lasciato correre di più, ho abbracciato più spesso e riso di più. E stiamo tutti meglio!
Ammettere le proprie debolezze è sempre il primo passo per essere meno pessimi, partendo dal presupposto che come farai farai, farai comunque del tutto meglio!

Matrimonio fai da te: sacchetti porta confetti in tre mosse

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Come promesso nell’anteprima fotografica, ecco un post dedicato al matrimonio fai da te.
Su iniziativa di Rosa di Kreattiva, un manipolo di blogger creative – se vi state chiedendo che cosa ci fanno due pecione come noi in un gruppo di topblogger creative, beh, continuate a chiedervelo, magari trovate una risposta e ce la scrivete in un commento qui sotto visto che noi ancora la stiamo cercando! – ha accettato di mettere le proprie idee in gioco e ne sono uscite fuori delle creazioni meravigliose.

Noi abbiamo scelto di proporvi un’idea piccolina, dei sacchetti porta confetti realizzati a mano e confezionati in modo semplice e personalizzabile con i materiali ed i colori che preferite.


Ecco quello che ci serve.

Io ho scelto lino e cotone in colore ecrù, del nastro di raso castagno scuro, un tulle in panna ed un fiore di carta. 
Mi piace molto l'effetto neutro e naturale che crea la combinazione dei colori e trovo molto fine il tutto una volta assemblato.
Bastano tre mosse:

1) Posizionare il bigliettino sul fondo del vassoio.
Per realizzare i bigliettini ho comprato on line la carta di Amalfi della Cartiera Amatruda, la stessa che ho utilizzato anche per gli inviti e le partecipazioni, e ho stampato tutto con la mia stampante di casa.

2) Disporvi sopra cinque confetti.
Io sono andata direttamente alla fabbrica Pelino di Sulmonae questo mi ha consentito di risparmiare un bel po’.

3) Stendere il sacchetto, poi il tulle ed infine il vassoio con i confetti, chiudere con il nastro inserendo al centro il fiore di carta.


Adesso entriamo un po' più nel dettaglio dei sacchetti. 
Ed ecco la confessione: non li ho fatti io. Ta-da-da-daaa.

La verità è che sono stati realizzati a mano da mia nonna Rossana, mia zia Gabriella e dalla nonna di Andrea, Elisabetta. 240 anni in tre.
Sono passati otto anni e scrivere questo post mi ha dato l'occasione per riprendere in mano i sacchetti. Li ho stretti nel mio pugno e ho chiuso gli occhi. 
Ho visto Lisa sulla sua poltrona che lavora all'uncinetto. 
"Lisa, ma che schema hai seguito?" E lei ride. 
"Boh, non lo so, ma perché, non ti piace?" 
"Ma scherzi? Certo che mi piace! Era solo per capire come hai fatto!". 
Mi guarda tenera. "Non lo so, mi è venuto così". 



Grazie Lisa, per aver dedicato le tue giornate a me, perché ti facevano male i piedi lì seduta, quando tramontava il sole non ci vedevi più tanto bene, ma le tue mani sapevano cosa fare ed io, che non so nemmeno da che parte si impugna un uncinetto, ammiro il tuo lavoro e lo conservo come un tesoro in uno scrigno.
Lì ci sono le tue giornate, il tuo tempo dedicato a me.


Ho visto mia nonna Rossana e mia zia Gabriella che litigavano perché l'una aveva trovato un difetto nel lavoro dell'altra. Rossana che all'uncinetto fa una catenella, Gabriella che cuce la catenella al fazzoletto di stoffa.
"Rossà, ma hai saltato una maglia, ma che è 'sta cosa?".
"Gabriè, ma che dici? Guarda che non ci vedi, sei tu che hai tagliato storta la stoffa, eh!".
Vabbè. Come cane e gatto.


Mia nonna Rossana, donna teutonica. Mia zia Gabriella, bella, morbida e scapestrata.
Rossana mi ha cresciuta, preparandomi il pranzo tutti i giorni, accompagnandomi in piscina e rincorrendomi per farmi lavare i denti.
Mi bacchettava per il linguaggio e le maniere. Sempre impeccabile, irreprensibile.
Oggi mi chiede cosa mettere nella valigia. Cosa preparare per pranzo e se le porto una crostata. Mi dice anche che pretendo troppo da mio figlio, che è piccolo, che imparerà a comportarsi.
Io le rispondo con sicurezza, quella che l'ha caratterizzata per una vita, quella che adesso cerca in me. 
Gabriella portava allegria ogni volta che entrava dalla porta, preparava supplì, lasagne e timballi da sfamare gli eserciti e buoni da fare resuscitare i morti.
Adesso è triste, malinconica perché la solitudine, quando è troppa, ti toglie la voglia di fare qualunque cosa. 
Ma prova tu ad aprire la sua porta e stai sicuro che dopo un sorriso ti chiederà subito: "Hai fame nì? Che ti prepara zia?"


 Il matrimonio è un giorno speciale e mi auguro che possa essere sempre vissuto come una grande festa, un modo per urlare al mondo la propria felicità. Scegliere di confezionare a mano le bomboniere, scrivere le partecipazioni o regalare un po' di sé stessi nella maniera che ci rappresenta di più penso che sia il modo migliore per essere a proprio agio e vivere ogni momento con la stessa naturalezza con cui si indossa un vestito cucito su misura. Nessuna grinza, morbide le pieghe e dritto il filo. Indossate il vostro sorriso migliore e fate solo ciò che vi fa stare bene.

Adesso che ne dite di andare a dare un'occhiata anche alle altre proposte?



Cinderella aiutami tu!

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Ore 21:53 di lunedì sera. Stravolta, come al solito.
In posizione talmente contorta che neanche la più complicata Asana eseguita da Buddha in persona, con il braccio destro sotto la testa della piccola che ciuccia indefessa la tetta allungata a forma di orecchia di cocker ed il braccio sinistro piegato per far aggrappare il grande che russa come un trattore, mentre con le dita intorpidite leggo (o almeno ci provo) qualche notizia e mi concedo qualche minuto di puro fancazzismo prima di stramazzare per qualche ora (mica penserete che è possibile tutta la notte, vero?).

“Cara tu che riordini ogni sera, ma l’indomani ripiombi nel caos” Ma che ce l’ha con me?
“Cara tu che non ci provi nemmeno, a riordinare” Oddio mio, mi hanno scoperto.
“Cara tu che dopo che hai cucinato, la tua cucina sembra la fortezza distrutta di Isengard” Lo sapevo che il caffè era una scusa e quella stronza macrobiotica della vicina ha piazzato delle microspie per denunciarmi all’ufficio di igiene.
“Cara tu, che con multiforme ingegno espandi il tuo disordine fino ad occupare tutto lo spazio disponibile” Sì, sì, sono io, aiutatemi, io non sono così, non ci so stare nel caos, vi prego aiutatemi! “Cara tu che Il magico potere del riordino pensi sia un incantesimo inutile in quanto babbana, questo CONTEST è per te” (…) [Mumble, mumble] Ma che davvero?


Ecco. Più o meno è andata così. In preda ad uno sconforto totale e assoluto per gli scarsi risultati tangibili raggiunti, nonostante il mio impegno profuso oltre ogni limite e con lo sforzo di ogni cellula del mio corpo, ti scopro il #cinderellacontest di Tulimami.
Una liberazione, una catarsi, un’epifania, o, meglio, una figata! Neanche devo pensarci se voglio partecipare o meno, partecipo subito!

Naturalmente tra il dire ed il fare intercorrono tre giorni di delirio totale, ma partecipo, ovvio!
 Non ho idea di cosa fotografare perché ogni angolo della mia casa ben si presta ad essere valorizzato per essere intriso di disordine, ma penso che ci possa essere sempre un’occasione migliore, una situazione ancora più assurda e delirante.
Fortunatamente (o sfortunatamente in questo caso) la mia indole di organizzatrice metodica alla fine della giornata ha (quasi) sempre uno scatto d’orgoglio e passa qui e là a metterci una toppa. E rimango sempre un po’ delusa perché so che possiamo fare di meglio (o di peggio) e temporeggio ancora un po’ per fotografare. Poi arriva il momento giusto.

Ore 13:58 di mercoledì. Sono in piedi dalle 5:30. Ho svuotato la lavastoviglie e l’ho già riempita nuovamente per metà, ho sfornato due pagnotte, impastato i panini all’olio e le tigelle per la merenda di Diego, sfornato i biscotti e le fette biscottate per la colazione, pulito il pavimento tre volte e svuotato e riempito lo scolapiatti per due. Ho lavorato con il computer seduta in cucina con Giulia che mi dorme sulla pancia, risposto a due mail, preparato una bozza di relazione al bilancio di chiusura esercizio. Sono andata a prendere Diego a scuola, abbiamo pranzato (serve dire che il pranzo qualcuno lo doveva pur aver preparato?) e, alla fine la cucina si presentava così.
Un campo di battaglia. Almeno io era così che lo vedevo, con gli occhi di un soldato sfinito dalla pressione logorante della trincea, che rifornisce di munizioni i suoi compagni, che raccoglie approvvigionamenti e libera il campo più in fretta che può.
Sconsolata, mi affaccio sulla porta e vedo che il nemico, invece, è sempre un passo avanti a me. Ok, questo è il momento.

Scatta un foto e poi porta tutti di sopra, chiudi la porta e poi ci penseremo.
Bene, se non fosse che poi in camera da letto abbiamo il letto ancora da rifare ed i vestiti sono dispersi secondo un criterio ancora da individuare (ammesso che ci sia). Non importa, adesso andiamo al bagno e poi dopo ci pensiamo. Seee… al bagno!
Qui veramente c’è la possibilità di rimanere impressionati. Stendino con il cambio della piscina di Diego che penzola sulla vasca da bagno, giochi nella vasca, nel bidet e nella cesta della biancheria. Tre paia di scarpe e due pantofole, neanche fossimo una famiglia di millepiedi.
Vado dritta al lavandino e ignoro il resto. Meglio. Perché nel frattempo Giulia ha deciso di fare coriandoli di carta igienica e Diego di allestire un set per il Lego sul tappetino davanti alla vasca da bagno. No, non mi sento di documentare anche questo, non ce la posso fare.

A ben vedere casa mia si presenta come una ludoteca allestita in una lavanderia: vestiti sparsi, stendini, montagne di biancheria pulita, giocattoli ovunque.
Forse la prossima volta, andrebbero istituite delle categorie: “miglior cassetto di mutande accartocciate e calzini spaiati”, “miglior piano di lavoro che neanche una sferzata di Napalm riuscirebbe a risolvere la situazione”, e così via. Per adesso, mi limito alla cucina del post pranzo. Sperando nella clemenza della corte!

Come (non) fare le barrette ai cereali

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Arrivata la primavera, qualcuno in casa si sta rimettendo in forma. Chiaramente quel qualcuno non sono io visto che sono già stra in forma avendo corso tre volte a settimana da gennaio.
 

Qui siamo talmente atletici che abbiamo provato a farci in casa le barrette energetiche (o dietetiche che dir si voglia) ai cereali, con frutta secca, miele e semini vari e visto il grande successo delle prime infornate, ho pensato di rifarle per farti vedere come.


La cosa che mi piace di più è che lasciano grande spazio alla fantasia e permettono di assecondare i gusti personali.
Se nelle prime c’erano cacao e farina di cocco, in queste altre ho usato mandorle e bacche di goji, che dice che fanno tanto bene, ma ci crediamo sulla fiducia (Ecco magari eviterei l’olio di fegato di merluzzo che pure fa tanto bene e ‘lega’ i cereali, ma insomma... fai un po’ tu).
Ma torniamo a noi! Cosa ho usato:



Dopo aver tritato grossolanamente i pezzi più grandi (tipo le mandorle), ho messo tutti gli ingredienti in un’insalatiera e ho amalgamato bene con il miele precedentemente liquefatto in pentolino sul gas.


Ho rovesciato su una teglia ricoperta da carta forno, pressando con le mani il più possibile. Se hai un batticarne nel fondo di qualche cassetto, questo è il momento di riesumarlo!


Ho infornato per 10 minuti a 160° C et voila! Non mi resta che tagliare.


Peccato che nel tagliare le barrette, mi sono accorta di una piccola difficoltà tecnica: non è che i cereali si fossero incollati così bene... Anzi!


E va bene che l’ottimismo è il profumo della vita (Gianniiii!) e che “fatto è meglio che perfetto”, ma magari se mi fossi andata a rileggere le dosi PRIMA di mettermi al lavoro, ora avrei una scorta di barrette come quelle delle altre volta , invece che questa scatola di briciole.

Se non ti sei lasciata intimidire dalla Pecionata e vuoi lanciarti nell’esperimento lo stesso, eccoti le dosi che avrei dovuto usare e che ho ritrovato solo dopo aver finito. Tipo questa o questa. (E comunque anche quelle di Gnambox sono un po' sbriciolate! :P)

Ingredienti

200gr circa di cereali misti (avena, cereali soffiati, fiocchi di mais...)
100gr di frutta secca a piacere
50gr di bacche o uvetta
4 cucchiai di semi
100gr circa di miele


Oh ovviamente non mi perdo mica d’animo! Le “briciole” non sono altro che muesli fatto in casa e finiranno direttamente nello yogurt a colazione.
Che poi tanto che ci devo fare con le barrette ai cereali quando ho le MIE barrette dietetiche?

Una foto pubblicata da Laura (@laura_lepecionate) in data:

Le Pecionate ballerine

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Alzi la mano chi conosce Jennifer Beals.
Quanti? Solo?

Ok, adesso alzi la mano chi conosce Alex Owens.
Quanti? Ancora troppo pochi.

Allora, alzi la mano chi riconosce questi passetti.




Oh! Adesso ci siamo!!!

Eh sì perché ognuna di noi nella vita, almeno una volta, ha sognato di infilarsi dentro quel body nero per iniziare a schiacciare tutti quei fastidiosi tarli mentali, scrollare di dosso la fatica, lo stress, e scuotere l’anima da quell’opprimente stato di necessità che ogni giorno ci piomba addosso.

Ci sarà un motivo per cui anche Geri Halliwell si è sottoposta ad allenamenti massacranti per provare l’ebrezza di scatenarsi dentro quel body e quegli scaldamuscoli!

Ma cosa c’entra tutto questo con Le Pecionate? C’entra Eccome!

Non importa se il body taglia 40 neanche in terza elementare lo portavi, non conta se hai degli spaghetti sottili in testa anziché una criniera di boccoli neri, non c’entra niente nemmeno che non te ne è mai fregato niente di diventare una ballerina, qui parliamo di ballare e tutti possono ballare!

Ti va di ballare? Non importa dove sei, cosa stai facendo o con chi sei, TU BALLA.

Oggi in ufficio c’erano gli operai con lo stereo a tutto volume. 
Oh, ma guarda, oggi mi sono messa un vestito, senti che frusciare questi tessuti come un tutù. Questi tagli svasati, mamma mia, pensa come vanno da tutte le parti se mi alzo e li agito un po’. I leggings che si infilano nei biker boots, mmm, sembrano proprio degli scaldamuscoli. Aspetta che mi allaccio il golf, ma, no, non mi dire che è uno scaldacuore, ma come mi sono vestita stamattina? Una ballerina!

Ecco cosa ha pensato oggi la peciona mora…  And she is dancing like she has never danced before.



Il vestito è di H&M e l’interpretazione di Flashdance assolutamente personale, unica ed inimitabile!

Ci è piaciuta talmente tanto che da oggi abbiamo deciso di iniziare a raccogliere momenti di follia, attimi di felicità così come esplodono, senza filtri o bisogno di essere spiegati, vengano come vengano, anche (dire soprattutto) se sono delle pecionate indecorose!

Se volete, unitevi a noi #lepecionatefannostarebene

Unico criterio che si tratti di qualcosa che vi faccia stare bene e la facciate, senza starci troppo tempo a pensare!

Tartarughe ninja alla riscossa: guscio fai da te apri e chiudi

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Siamo ufficialmente nella fase Tartarughe Ninja alla riscossa! Dopo giorni di allenamento intensivo con capriole e simulazione di calci e pugni "wa-taaa",  è entrata la prima tartaruga dentro casa.
Le sfide con i compagni di scuola si sono fatte sempre più toste, tanto da richiedere anche l'ausilio di maschera e armi appropriate e poi è sorto il problema di dove riporre tutta questa attrezzatura quando il ninja è in trasferta.
Per fortuna che mi ero salvata l'idea di Giada di Quando fuori piove (vi ricordate, ve ne avevo parlato qui del guscio più economico ed improvvisato che c'è), così mi è bastato un piccolo upgrade per avere il guscio apri e chiudi!

E' talmente semplice che ho avuto anche il tempo di realizzare un video, con inclusa dimostrazione delle più note pratiche ninja, al ritmo della sigla anni 90 del cartone animato (aho, per me che ho trentaehm anni, quelle sono le tartarughe!)




Perché, se ancora non lo sapevate, per non farci mancare una sana figuraccia intergalattica, siamo anche su you tube con il nostro canale Le Pecionate.

E ora passiamo alle istruzioni passo passo.

Ecco tutto quello che ci serve.


Per prima cosa dobbiamo dipingere l'esterno dei due gusci. Io ho usato uno smalto all'acqua verde.
Poi dobbiamo praticare due piccoli fori, con l'aiuto della punta delle forbici, per far passare l'elastico all'altezza delle spalle.

 Successivamente dobbiamo praticare altri due fori sui bordi laterali per creare il meccanismo di apertura-chiusura. Basterà infilare nei buchini due laccetti delle bustine per alimenti.
Per l'interno dobbiamo ritagliare il lato superiore di un contenitore rettangolare per creare la tasca. Per realizzare il porta armi, invece, dovremo ritagliare sia il lato superiore che il lato inferiore. Bordare i lati ritagliati con lo scotch per evitare di tagliarsi e poi fissarli, sempre con lo scotch, alla parte interna del guscio.  

Non ci rimane che chiudere le due metà del guscio con un nastro di stoffa.

 Ecco qua.
Fatto è meglio che perfetto!



Tanti stili per il vestito-foulard DIY

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Se ci segui da un po’ ti sarai resa conto che qui abbiamo sempre il tavolo ricoperto da work in progress e la testa piena di un milione di idee, ma troppo poco tempo per realizzarle.
Oggi ti voglio raccontare di uno dei tanti progetti che ho in cantiere da almeno un paio di anni. Magari parlarne pubblicamente mi farà mettere finalmente all’opera.

Un paio di anni fa mi trovavo all’aeroporto per una trasferta di lavoro e, nell’attesa dell’imbarco, girando per il terminal, ho trovato un negozio di accessori che chiudeva e svendeva tutto. Dovevo approfittarne! E quindi ho comprato non uno, ma due foulard giganti (1 metro per 1 metro) a 2 euro ciascuno.

Qui non si dorme e si progettano #refashion. Prestissimo su www.lepecionate.com #insonniacreativa #proudcrazycrafter

Una foto pubblicata da Laura (@laura_lepecionate) in data:



Ne ho presi direttamente due perché mi era piaciuta la fantasia e avevo già in mente di farne un vestitino da portare con dei sandali bassi o una blusa da abbinare a un paio di jeans o a dei pantaloni bianchi estivi.
Come dicevo: tanta fantasia, poco spirito di realizzazione.
Ho perfino creato una board su Pinterest per raccogliere l’ispirazione… Ma ora basta, chiedo consigli, perché non voglio far passare un’altra estate senza aver cucito sti due foulards!

Tu dirai: “Come è possibile avere l’imbarazzo della scelta sui modelli da realizzare con due quadrati di stoffa?”, e ora ti faccio vedere io! Non solo ci sono tantissime idee e tutorial online, ma sono anche quasi tutte a prova di principiante del cucito. Hai visto mai trova l’ispirazione anche qualcun altro? :)

Blusa o vestito quadrati

Il modello più semplice da realizzare, ma anche –forse- il più versatile.

via Makery


 

Modelli monospalla

Perchè un po' di femminilità, ogni tanto, non guasta.

via Second Street

 

Senza maniche

Un laccetto al collo o due bretelline e via...

Via Etcetorize


via Miss Kriss Turner

Per un look originale

Coprispalle e bluse dal tocco esotico.

via PlanB - Anna Evers


via Fafafoom.com

 

I “precari”

Per chi proprio non riesce a decidersi o non ama cucire, tanti modelli in uno semplicemente annodando il foulard in modi diversi.

Poi dice che una non si decide. E te credo!
Io esco a comprare il filo turchese… Aspetto suggerimenti.


La bellezza autentica: intervista ad Alessandra Crinzi best blogger Igers Awards 2015

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Un anno fa, qui e quisostenevamo la campagna promossa da Dove  per la “bellezza autentica”. 



Parla a tua figlia prima che lo faccia il mercato. O un uomo poco intelligente.
Proponile un modello di bellezza diverso, il suo, che è bello proprio perché unico e irripetibile.
Aiutala a trovare la bellezza dentro di sé.
Assicurati che cresca indipendente e che la sua sicurezza di sé non dipenda dall'adesione o meno a certe forme e modelli, né dal riconoscimento degli altri.
Mostrati sicura di te, in primis; esponiti, sii consapevole di quanto sei bella!
Guardatevi insieme allo specchio e fate le boccacce. Sorridi dell'immagine riflessa, ma soprattutto di quello che contiene e se le due cose non corrispondono, cerca di capire il perché. Sii per lei d'ispirazione nell'essere, prima che una bella donna, una bella persona, con la sua intelligenza, la sua sensibilità, i suoi talenti.
Che te ne renda conto o meno, sei il primo punto di riferimento di tua figlia come donna. Tutti i complimenti del mondo non potranno mai compensare l'imprinting di una donna che non si piace, che è ossessionata dal peso, dal naso, dalle orecchie, dal poco seno, dai troppi fianchi, dai denti storti. Essere oggettivamente belle è genetica, è fortuna, chiamatela come volete; ma sentirsi belle è un'attitudine. È su questa che possiamo, e dobbiamo, fare molto, a cominciare da noi stesse, cambiando il sistema prima che faccia altri danni. 



In quei giorni anche Claudia Porta proponeva di raccogliere nuovi modelli femminili per le nostre figlie sotto l’hashtag #talktoyourdaughter:

Siamo in molti  (e soprattutto in molte) a fare i timidi davanti all’obiettivo, o a inorridire di fronte agli scatti che ci ritraggono. Non vediamo altro che quella ruga, impercettibile agli altri, o le occhiaie, risultato delle lunghe nottate passate a lavorare o ad accudire i nostri figli. Dimentichiamo che per i nostri figli una nostra fotografia (con tanto di rughe, pancia e doppio mento) sarà un giorno un tesoro prezioso. Dimentichiamo che chi ci ama non vuole scattare un’immagine da copertina, ma vuole un’immagine di noi. Dimentichiamo che siamo belle così, e che l’ideale a cui aspiriamo è – appunto – un ideale. Quando ci siamo messe in testa di non essere belle? Quando il vaso del condizionamento è traboccato, togliendoci ogni speranza? Cosa possiamo fare perché le nostre figlie non cadano in questo tranello?

A un anno di distanza vogliamo ancora ribadire il nostro impegno per la bellezza autentica e vi proponiamo un’intervista ad una ragazza simpatica, intelligente e con due occhi blu da svenimento.
Autrice del blog Crinzi e a capo, editorialista per Il Corriere della Città ed ideatrice, insieme al suo fidanzato, del brand Bemonkey.


Alessandra ha uno stile fresco e ironico. Ci ha colpito perché è ben consapevole della responsabilità che comporta gestire una pagina di moda e dell’influenza che questa può esercitare su comportamenti e valutazioni di molte donne, soprattutto giovani. Il suo messaggio è chiaro: siate sempre voi stesse, unicamente e meravigliosamente imperfette. Amatevi e accettatevi per quello che siete, non avete bisogno di alcuna approvazione dall’esterno.
Purtroppo, molto spesso, capita che la prima critica più feroce di una donna sia proprio se stessa. I suoi occhi troveranno sempre quel difetto che gli altri non vedono o non credano affatto sia un difetto. Amatevi ed accettatevi, siate voi stesse.
Un sorriso sano, di una donna che si vuole bene e si prende cura del proprio corpo, è la più bella immagine che possiamo sperare di riflettere.
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DISCLAIMER: Allora, come oggi, per gli spot che vi proponiamo ovviamente questo blog non riceve alcun compenso :)
I testi per le domande sono presi da "i deliri di penna" di penna, come li definisce lei stessa.




Che ti guardi allo specchio e non ti piaci, che guardiamo le altre e invece per noi sono meravigliose
D: Alessandra, cosa vedi nel tuo specchio? 

Come prima domanda non c'è male, hai preso subito il centro. Nel mio specchio vedo una donna di trentadue anni con combatte giornalmente con una visione distorta di se stessa, ma essendone consapevole non la subisce, tutt'altro. Non importa quello che la mia mente vede, ma quello che il mio cuore riflette. 

“Lo ammetto, per lungo tempo sono stata quella che puntava al fisico perfetto: tremendamente insicura, sottopeso, pallida, stanca e con uno sguardo che non riconoscevo più. Non ero io e dovevo ritrovarmi” 
D: In che modo sei riuscita a trovare l’equilibrio necessario per accettarti

Negli ultimi dieci anni è sempre stata lotta continua con me stessa, ma la bulimia, come ogni disturbo del comportamento alimentare non si combatte facilmente. In verità c'è stata una goccia che ha fatto traboccare il vaso. Nel 2011 sono stata ricoverata in ospedale per problemi vari - preferisco non addentrarmi - e ci sono rimasta per circa due settimane. In quel periodo stavo già meglio rispetto a prima, ero fuori dalla malattia, ma non ero convinta di volerne fare a meno. Mangiucchiavo, contando le calorie in modo paranoico, facevo molta, troppa attività fisica, fumavo come una disgraziata e prendevo anche la pillola anticoncezionale, che, abbinata al fumo e alla mia vita completamente sregolata, ha portato a spiacevoli conseguenze e ad un ricovero d'urgenza.
Quelle due settimane mi hanno aiutata a capire quanto fosse meravigliosa la vita fuori da quel reparto e quando sono uscita ho iniziato a vivere in modo diverso. Ecco, sì, è partito tutto dalla consapevolezza e anche un po' da paura. Se prima facevo finta di lottare, da quel giorno ho iniziato a farlo sul serio.

“Sono arrivata a farmi piacere i miei ‘morbidi’ fianchi, sapete il perché? Perché questa sono io e ho imparato ad amarmi e rispettarmi per quello che sono, non imponendo al mio corpo la fisicità che ci viene inculcata e quasi imposta. Io non so se ve ne siete accorte, ma passiamo più tempo a sentirci insicure e lamentarci di come siamo fuori, dentro, a destra e sinistra, che a goderci, come giustamente dovremmo, la vita.”
D: Spesso pubblichi foto di taglie morbide, denunci le taglie eccessivamente striminzite di alcuni brand e non perdi occasione per sdrammatizzare espressioni da funerale di alcune modelle molto magre, ma è davvero così difficile non prendersi sul serio nel mondo della moda?

Potrà sembrarti assurdo, ma io e il mondo della moda abbiamo un rapporto molto conflittuale perché i suoi schemi, i suoi canoni, a parer mio sono folli. E ti dirò, io sono convintissima di stare sulle palle alla moda come lei, per certi versi, sta sulle palle a me. Parliamoci chiaro; hanno modificato le taglie facendoci sentire inadatte quando invece di inadatto non c'è nulla, se non i tessuti dei capi, sempre più striminziti. In che senso? Nel senso che io che sono una 42 faccio fatica ad entrare nel L di alcuni brand è una ragazza 44 di conseguenza dovrebbe cercare di entrare in una XL. Siamo pazzi??? Ci inculcano che per essere fighe bisogna essere magrissime, bellissime, lustratissime, quando la verità è che per essere belle basta essere felici, e la felicità non è certo data dalla stupida taglia di uno stupido vestito. Guarda le fashion blogger più famose, ne conosci una taglia 42 o 44? Io no. La Ferragni sta diventando la sua ombra a causa della vita frenetica che la coinvolge. Essere magre non è un delitto e nello stesso modo in cui non lo è essere Curvy - formose, non in forte sovrappeso, perché quello fa male - ma di un magro naturale e non "imposto" da diete affamanti, altrimenti è no, diventa pericoloso.




Outfitspertutte [NDR ora Crinzieacapo], l’ho fatto riflettendo proprio su questo, con lo scopo d’essere alternativa alle altre pagine di moda e pensando a tutte le donne che sfogliando riviste, guardando la tv, o semplicemente camminando per strada – vuoi perché non sai cosa indossare, vuoi perché hai qualche kg in più – provavano disagio e conseguente insicurezza nei confronti delle altre persone. Insomma, donne come me” 
D: Quali sono i tuoi modelli femminili di riferimento?

Mia madre è l'unico modello femminile al quale mi ispiro tutti i giorni della mia vita. Lei ha un vissuto molto particolare, dei trascorsi poco sereni, un'esistenza estremamente movimentata, ma nonostante questo è riuscita ad essere una moglie stupenda ed una madre sempre presente e meravigliosa. È una bellissima donna, intelligente, brillante, ironica. Quando apre bocca fa tremare chi ha intorno perché dice sempre quello che pensa. Le assomiglio per certi versi, e questo mi rende fiera. 

“Non ci si deve accettare come si è”. Il “difetto” va eliminato e se una nostra caratteristica fisica non ci garba possiamo modificarla, dobbiamo cambiarla, anche prima di finire il liceo, o prima di aver perso la verginità, perché questo è quello che conta. Non è importante andare a scuola, studiare, rapportarsi al di fuori di un social con i coetanei, le pagelle, i telefilm in tv, le telefonate con le amiche, le passeggiate, il cinema, il concerto dei One Direction o di Vasco. No. Quel che conta è apparire, poi fottesega dell’essere, tanto sui social, con i selfie, quello non traspare, almeno, non come due grosse tette finte” 
D: I social sono davvero soltanto una vetrina per apparire o possono anche essere un importante strumento per proporre un modo diverso di essere?

Le frasi sopra riportate sono estrapolate dal pezzo che ho scritto dopo aver notato lo "sviluppo improvviso" del seno di Chiara Nasti, altra fashion blogger molto famosa sui social. Fu scioccante, credimi. A prescindere da questo i social network sono una strumento pazzesco per chi come me vuole cercare di lanciare messaggi diversi dai soliti. In un mondo basato sull'apparire chi basa il suo lavoro "sull'essere" ha molte difficoltà nel riuscire ad essere ascoltato, ma posso dirti per esperienza personale che non è così difficile, soprattutto perché molta gente, come me, si è stufata di tutta questa apparenza e ha bisogno di verità. 

Amare se stessi è l’inizio di un idillio che dura una vita . Comprenderlo, aggiungo io, è il traguardo più importante di ogni essere umano.” 
D: E’ questa, secondo te, la bellezza autentica?

Assolutamente sì! Prendila pure come una banalità ed effettivamente lo è, ma la bellezza vera non comprende solo la consapevolezza di quanto sia importante amarsi e rispettarsi, ma anche l'animo della persona, la sua mente, il suo cuore. Ditemi cosa ve ne farete di un cervello vuoto, quando il vostro amato deretano non riuscirà più a combattere la forza di gravità, quando le rughe segneranno i vostri visi e le tette vi arriveranno ai piedi. È giusto curare il proprio corpo, è giusto fare attività fisica - io sono la prima a svolgerla regolarmente - ma non è giusto basare tutto su addominale, tette e culo, perché quella bellezza ha un tempo, la consapevolezza del proprio io, no. 




D: Insieme al tuo fidanzato avete recentemente inaugurato una nuova linea di bikini del brand Bemonkey, che esperienza è stata?

Quando parlo di Andrea mi vengono sempre gli occhi lucidi, soprattutto nell'ultimo periodo perché sono talmente tanto fiera di lui che non riesco a non manifestare la cosa. Bemonkey non sono io, ma lui. Personalmente ho contribuito e contribuisco, ma lui ha curato tutto nei minimi dettagli e nel migliore dei modi possibili. È una bellissima esperienza, i nostri bikini insieme ai boardshorts uomo, hanno fantasie nuove e fresche, ma soprattutto sono interamente Made in Italy, caratterizzati da materiali di alta qualità, cuciti semi artigianalmente. Insomma, abbiamo puntato in alto e siamo felicissimi di come stanno andando le cose. Acquistabili sullo shop online www.bemonkeyofficial.com, abbiamo pensato ad ogni gusto e taglia, abbiamo scelto delle mutandine molto femminili, ma adatte anche a chi non ama mostrarsi eccessivamente. Le taglie partono dalla S - 38/42 italiana - per arrivare ad una comoda XL - 46/48 italiana -. Insomma, sono fiera del nostro lavoro, di Bemonkey e dell'uomo che ho accanto.

Grazie Alessandra! Miglior Blogger agli Igers Awards 2015.




Focaccia di melanzane: facile, veloce e super soffice

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Pensavate che questa settimana ci fossimo ritirate in religioso silenzio? E, invece, no!
No, nessuna pratica zen anticaldo, nessun risparmio energetico, nessuna modalità stand by.
Anzi, in questa settimana ho sperimentato la prova di coraggio che nessuna Isola dei Famosi avrà mai l'audacia di proporre: la febbre in estate! Ebbene sì, la piccola di casa ha avuto tre giorni di febbre oltre il 39 e poi un'eruzioni di bolle che l'hanno fatta assomigliare alla Pimpa in versione Carica dei 101. Sono stati giorni di fuoco, nel vero senso della parola, come testimonia la sindone sulle lenzuola.
Una sera poi mio marito decide che è giunto il momento della disinfestazione, che non ne poteva fare a meno, così, armato tipo Ghostbuster, con la tuta, la maschera antigas e l'atomizzatore-zaino in spalla carico di liquido antizanzare, ci ha tappato dentro casa mentre lui dichiarava guerra alle succhiasangue. Peccato che io quella sera avessi acceso il forno.
Ecco. Lo ammetto, l'ho odiato con tutta me stessa.
Per fortuna, però, che il forno l'avevo acceso per preparare una focaccia che si è rivelata una goduria e così ve la propongo. Immaginatemi mentre me la mangio imperlata di sudore, imprecando come un camionista, con la piccola brufola attaccata addosso come una cozza sullo scoglio.


La cosa meravigliosa di questa focaccia è che le melanzane sono all'interno. Infatti, non avete letto male, è una focaccia DI melanzane - sì le melanzane sono nell'impasto! -  è facile, veloce e super sofficiosa, a prova di dito che affonda, per capirci! 
La ricetta l'ho presa qui e ho apportato solo pochissime modifiche.

Ingredienti:

500 g di melanzane
400 g di farina tipo 0 per pizza (si può provare a sostuire 200 g con farina integrale)
60 g di acqua
3 cucchiai di olio extravergine d'oliva
10 g di lievito di birra fresco
1 cucchiaino di zucchero
10 g di sale fino

Per condire: passata di pomodoro, mozzarella (oppure sbizzarritevi con le verdure grigliate, speck o formaggi, come volete!)

Per chi ha il Bimby, riempire il boccale con 700 g di acqua e portare a bollore (12 min. Varoma, vel. 2). Sbucciare le melanzane e tagliarle in pezzi piuttosto grandi, disporle nel cestello e cuocere per 15 min. Varoma, vel. 2.
Altrimenti, lessare le melanzane per pochi minuti in acqua bollente.

Scolare le melanzane e lasciarle raffreddare, poi strizzare e frullare la polpa.

Impastare la polpa di melanzane con la farina e l'acqua dove è stato sciolto il lievito il birra insieme ad un cucchiaino di zucchero (5 min. vel. Spiga). Aggiungere il sale e impastare ancora 3 minuti, aggiungendo l'olio a filo.
Trasferire l'impasto in una ciotola oliata e coprire con pellicola. Lasciare lievitare un paio d'ore.

Rovesciare l'impasto, che risulterà piuttosto morbido, in una teglia e lasciare lievitare ancora 1 ora.

Accendere il forno a 200° ventilato e nel frattempo ricoprire la focaccia con la passata di pomodoro.
Infornare e cuocere per circa 10 minuti. Distribuire la superficie con la mozzarella tagliata a dadini e lasciata scolare dal siero. Irrorare con un filo d'olio e infornare ancora per qualche minuto.

A noi è piaciuta tantissimo ed anche ai bimbi che hanno apprezzato tanto la morbidezza, soprattutto Diego che tutto quello che è duro lo rifugge manco avesse la dentiera! Giulia, invece, mangia pure i sassi (e non sto scherzando), quindi è poco attendibile, ma l'ho vista molto soddisfatta!

P.S. Li vedete i peperoni e le zucchine sullo sfondo della foto? Bene, non c'entrano niente, ma le melanzane le avevo finite proprio per l'impasto della focaccia, quindi ve li metto così, a gratis ;)

I libri delle pecionate: otto recensioni, tre vignette e un concorsone

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Tra una Peciona che impara a cucire e l'altra che si è data allo sport, forse pensavi che dei libri ci fossimo dimenticate. Errore!
Ma siccome siamo magnanime, incuranti del fatto che hai pensato male di noi, per festeggiare il fatto che ho rispettato e superato i miei buoni propositi di leggere almeno un libro al mese, abbiamo una sorpresona!
La scoprirai subito dopo che ti sarai sorbita le mie recensioni, ma forse puoi intuire qualcosa anche durante la lettura...
<Attenzione spoiler>
Lo dico ora: si parla di libri, potrei aver svelato parte della trama o essermi lasciata sfuggire commenti che preferiresti non sentire.
 Pensaci bene prima di proseguire, ma ti perderai la super mega sorpresa di oggi!

1. I ponti di Madison County di Robert James Waller (Mondadori, 185 pagg.)

Per l'anno prossimo il mio buon proposito sarà, invece che leggere, scoprire i classici del cinema, perché no, non ho visto il film. Però ovviamente non ho potuto fare a meno di immaginare i due protagonisti con i tratti di Meryl Streep e Clint Eastwood, che insomma, almeno la locandina ce l’ho presente. Del romanzo cosa dire...
[momento vergogna on] Appassionante e struggente, io l'ho finito in un giorno e una notte, non riuscendo a smettere di leggere tra i singhiozzi. [momento vergogna off]
Per sognare, almeno in vacanza, un grande amore fugace. Per me è:
 Recensioni libri www.lepecionate.com

2. Funny Girl di Nick Hornby (Guanda, 373 pagg.)

Premesso che parlo da grande estimatrice di Nick Hornby, questo libro mi ha un po’ deluso: è come se non l'avesse scritto lui. Simpatici anche i personaggi al punto che per me avevano visi e caratteri ben precisi (che ti dirò solo se e dopo che l’avrai letto, sennò ti tolgo metà del divertimento). Lettura tutto sommato gradevole, specie se, come me, ami le sceneggiature 'dialogo-dialogo-dialogo', ma la trama mi ha lasciato un po' a pensare: "E quindi?!".
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3. L’amica geniale di Elena Ferrante (Edizioni e/o, 400 pagg.)

E’ stato un regalo che ho affrontato un po’ dubbiosa. Tanti personaggi in una realtà, quella della periferia napoletana negli anni ‘50 e ‘60, piuttosto distante. Però, seppure proseguendo in salita, la storia di queste due ragazzine mi ha preso poco a poco fino a farmi appassionare. Elena Ferrante (o chi per lei, visto il mistero sull’identità di quest’autrice) scrive benissimo e, se fino alle prime 100 pagine ero scettica, ora credo proprio che dovrò leggere anche i successivi tre volumi di questo ciclo.
Amore a prima riga non si può dire, ma il giudizio è senz’altro positivo :)
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4. Momenti di trascurabile infelicità di Francesco Piccolo (Einaudi, 143 pagg.)

A differenza di quello della Ferrante, questo libro non mi ha fatto proprio venire voglia di leggere il suo predecessore “Momenti di trascurabile felicità”. Per me non è stato altro che un almanacco di situazioni spicciole, più o meno banali, di quotidiano malessere. Qualcuna fa sorridere, altre meno. Di certo: era meglio una passeggiata!
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5. A un cerbiatto somiglia il mio amore di David Grossman (Mondadori, 1147 pagg.)

A giugno ho fatto l’ennesimo tentativo (ma non è mai detta l’ultima) di leggere questo libro che avevo comprato l’anno scorso in vacanza in questa simpaticissima edizione super compatta. Purtroppo il contenuto non è altrettanto simpatico. Ambientato sullo sfondo del conflitto israelo-palestinese, quello che ha reso difficile la lettura non è tanto il soggetto quanto lo stile: dialoghi senza punteggiatura (spesso si fatica a capire chi stia parlando) e lunghe pagine di discorso indiretto libero che né l’estate scorsa, né quella appena iniziata mi hanno aiutato a superare. 10 e lode al formato del libro, comodissimo da tenere sempre in borsa, a patto che poi uno abbia anche voglia di tirarlo fuori dalla borsa per leggerlo!
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6. Colpa delle stelle di John Green (Dutton Books, 313 pagg.)

E qui chiudiamo il semestre di letture così come l’abbiamo iniziato: una storia d’amore tanto intensa quanto drammatica. Qui i protagonisti, due adolescenti malati di tumore, potrebbero essere i figli di quelli de I Ponti di Madison County, ma le lacrime che ho pianto -incurante del fatto che non ho più 15 anni - fanno classificare i due libri a pari merito! #tristetristetriste
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E andiamo con i due bonus fuori concorso. Non sono un’appassionata di comic books e leggerne due in meno di un anno per me è un fatto straordinario. Ma una lettura super veloce, specie in estate non si nega a nessuno. Per cui vado con il numero…

7. Dimentica il mio nome di Zerocalcare (Bao Publishing, 240 pagg.)

Il mio regalo di Natale per mio fratello (#LibroImprestato). Mi piace moltissimo lo stile di Zerocalcare, sia nelle storie che nei disegni. Per dire, è uno che ti riesce a catturare, a divertire e commuovere con un reportage a fumetti da Kobane. Questa storia familiare, alla scoperta di alcuni misteri sulla vita della nonna appena scomparsa, a un certo punto prende una deriva un po’ troppo new age per i miei gusti. Appena ne avrò l’occasione leggerò comunque gli altri suoi libri, così come i suoi aggiornamenti settimanali. 

8. Strong Female Protagonist di Brennan L. Mulligan e Molly Ostertag (Top Shelf Productions, 220 pagg.)

Il regalo di Natale di mio fratello a me. La storia di una super eroina che cerca di conciliare una vita normale con il fatto che “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”. Divertente, profondo, molto piacevole. Che poi di modelli femminili alternativi, secondo me, c’è sempre un gran bisogno.

A proposito di fumetti… Avrai certamente notato le vignette di questo post, frutto della collaborazione tra Le Pecionate e la mitica illustratrice Burabacio.
Ci sono piaciute così tanto che non potevamo non condividerle con tutti i nostri amici lettori; per cui, non solo diventeranno materiale per una super Pecionata che sveleremo presto su queste pagine, ma qualcuno potrebbe aggiudicarsene una realizzata con le nostre sante manine!

Partecipare è facilissimo: basta condividere entro sabato 18 luglio una minirecensione pubblicando sui social la foto di un libro con gli hashtag #eramegliounapasseggiata, #basita oppure #amoreaprimariga; aggiungi l'hashtag dell'evento #UnLibroPerUnaPecionata e potrai ricevere la nostra sorpresa comodamente a casa tua! (Tranquilla, le batterie di pentole le abbiamo terminate).
E se non hai un blog o sei già spiaggiata sotto l'ombrellone, non hai comunque scuse.
Prendi il libro - Scatta - Tagga - Condividi - Vinci!
Che tu non abbia un libro accanto a te, come vedi, non è un'ipotesi contemplata. E no: la settimana enigmistica non vale.
Ti ricordiamo che ci trovi su Instagram (qui e qui), Twitter (qui e qui) e sulla nostra paginona Facebook.


Ma tornando a bomba, cosa commentare delle mie letture di questi primi 6 mesi del 2015… Evidentemente, e malgrado mi scocci ammetterlo, sono in un periodo più da Harmony che da romanzo impegnato. Si accettano suggerimenti di lettura per la seconda parte dell’anno!

Invito alla lettura parte seconda: sei recensioni e una lista di libri da mettere in valigia

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Eh no, non ho resistito alla tentazione, le vignette burabaciose per i libri sono troppo belle, così anche io oggi ho voluto parlare delle letture che in questo inverno hanno illuminato le mie serate
Letteralmente, illuminato. Perché sfido chiunque a tenere aperto un libro con una mano sola e sfogliarne le pagine, senza farlo cadere di piatto sul naso, o di taglio, sulla capocciona spelacchiata di quella piccola succhialatte incollata a presa rapida e appoggiata sulla spalla. Il tutto al buio naturalmente. Allora, con grande malincuore, ho dovuto prendere atto della necessità di convertirmi all’e-book. Non ne sono affatto contenta, ma, almeno, posso leggere! 

Prima, però, ti ricordo che c'è tempo fino a sabato 18 luglio per partecipare al contest più figo dell'estate! Qui trovi tutti i dettagli, io te la faccio breve:
1) Prendi sotto mano il libro che stai leggendo;
2) Scatta una foto;
3) Usa l'hashtag #unlibroperunapecionata e #amoreaprimariga, #basita, #eramegliounapasseggiata, per dirci se ti è piaciuto o meno.
Tutto qui! Puoi vincere un meraviglioso premio che non sto qui a dirti, ma sappi che sarà una vera pecionata original, con tanto di procedura di (non)qualità certificata.
Ci trovi su Instagram (qui e qui), su Facebook (qui)  su Twitter (qui e qui).
E dai, dai, dai!

Cominciamo subito con l'unica recensione "no".
[Funny Girl l'ho letto anche io e per me è proprio no, se lo vuoi sapere!] 

Marie Kondo, Il magico potere del riordino
In sintesi: tutti sono in grado di riordinare con il metodo giusto, che consiste, innanzitutto, nel buttare via il superfluo, e, poi, nel riordinare ciò che resta secondo il criterio “ogni cosa al suo posto”. La mia reazione, ma penso quella di molti altri lettori è stata: ma serviva qualcuno che ci scrivesse un libro? No, sul serio, io amo l’ordine e mi piace riordinare perché significa fare spazio, permettere all’aria e alla luce di entrare e finalmente mettere a fuoco le priorità. Riordinare lascia uno stato di benessere e serenità. Lo penso anch’io. Ma non mi puoi chiedere di piegare per verticale le calze o allineare in verticale le carote nel frigorifero, mentre mi confessi candidamente che non serve una libreria, basta conservare i libri e le carte in una mensola dell’armadietto delle scarpe. No Marie, io esco.




E adesso passiamo alle note positive.


Enrica Tesio, La verità, vi spiego, sull’amore 
Ma come fai da sola con due bimbi? E anche con il lavoro poi! Quante volte me la sento dire questa frase e quanto mi urta i nervi! Generalmente la mia risposta è un’altra domanda “Ma come faccio a non farlo?” Da quando ho letto questo libro, invece, mi viene in mente una delle prime pagine “Non ce la farò mai a portare tutto a casa, da sola. E invece ce la faccio, piccolo sherpa, a forza di bestemmie: dieci metri – sosta – Perché Dio mi hai abbandonato? – dieci metri – sosta – Perché mi hai abbandonato?” In un modo o nell’altro ce la si fa, sempre. Anche quando capita che, nonostante tutti i buoni propositi, la giornata si concluda in una “caporetto montessoriana”. Lettura da una notte, non la puoi lasciare, perché in realtà è te stessa che metteresti da parte. Empatica e capace di sdrammatizzare ti ricorda di amarti un po’ di più, che vai bene così, con tutti i tuoi limiti ed i tuoi errori, perché ce la stai mettendo tutta e che comunque, quella paura di non riuscire a rendere felice i tuoi figli, quella, l’hanno provata tutti almeno una volta nella vita. 
E poi mi ha regalato una bellissima immagine di amicizia che veste perfettamente per me e la mia amica Peciona “siamo cresciute insieme, dalle superiori non ci siamo lasciate più, diverse, ma vicine, in fondo non si fanno puzzle con i pezzi tutti uguali”. 


R.J. Palacio, Wonder 
“Quando ti viene data la possibilità di scegliere se avere ragione o essere gentile, scegli di essere gentile”. Questa frase basta e avanza per spingere chiunque a leggere questo libro: un invito alla gentilezza. Sono rimasta affascinata dalla mamma di Auggie, dal suo papà e da Via per la capacità dell’autore di non farsi prendere da facili buonismi. Sono unici, perché ciascuno di loro ha saputo accettare, in modo diverso l’uno dall’altra, le condizioni di Auggie. Nessun modo è quello giusto, se non per loro stessi. Nessun modo mette al riparo da errori e fraintendimenti, ma ciascun modo presuppone condivisione, onestà, rispetto. “Ognuno dovrebbe ricevere una standing ovation almeno una volta nella vita”. 


Marco Bianchi, Io mi voglio bene 


La scorsa estate avevo letto “Le ricette dei magnifici 20” ed ero rimasta felicemente sorpresa di fronte all’evidenza: le polpette-tutta-salute (legumi-verdure-frutta secca) che preparo per i miei figli erano finite, con tantissime e sfiziosissime varianti, in un libro di cucina! Non sono vegetariana, non sono allergica o intollerante, sono un’onnivora consapevole e cerco di mantenere per me e la mia famiglia un’alimentazione il più possibile sana e variegata. Con questo libro ho imparato a dosare gli ingredienti in modo più bilanciato, riducendo i grassi e senza compromettere il gusto. Tecniche semplici, tanti ingredienti ed infinite possibilità di combinazione, impossibile non riuscire a trovare qualcosa per i propri gusti!


Infine un paio di libri che mi hanno lasciato un po' di amaro in bocca. 


Zadie Smith, Denti Bianchi
Zadie è eccezionale, si capisce immediatamente che ha un talento per le mani, ma sembra che faccia di tutto per disperderlo. Dialoghi forzati, conditi da banalità e scelte lessicali quantomeno discutibili (forse anche la traduzione ha una certa responsabilità, ma non ho letto l’originale e quindi non mi permetto di andare oltre), personaggi piccoli, meschini e pieni zeppi di stereotipi. Intreccio che fa fatica ad avvolgerti nelle sue spire, sembra sempre pronto a sguisciare via per un’uscita laterale. Perché lo salvo? Perché nonostante tutto Zadie è riuscita a farmi capire che lei sa scrivere, un po’ come è stato Per Charlize Theron quando, per vincere il premio Oscar, si è dovuta imbruttire fino a rendersi irriconoscibile in Monster. 


Nadia Terranova, Gli anni al contrario
Vorrei dire che è stato amore a prima riga, perché, in una notte, mi sono bruciata l’anima per la dannazione di Giovanni che lo portava a sottrarsi più alle aspettative che alle regole, che pure gli stavano strette, ma che finì che farne un aspirante terrorista terrorizzato, un eterno incompiuto. Ho divorato i sogni di Aurora, quella notte, la piccola Aurora, per la quale “scegliere un libro piuttosto che un altro era stato ogni volta un atto rivoluzionario che l’aveva aiutata a crescere”, Aurora cresciuta troppo in fretta “rimasta a far quadrare un mondo che non aveva scelto di abitare da sola: un lavoro provvisorio, una laurea non utilizzata, la compassione e l’invadenza degli altri. E ancora: la disgregazione, la sconfitta e l’insopprimibile desiderio di essere amata. Di anni addosso Aurora se ne sentiva settantasette, l’anno magico in cui aveva incontrato Giovanni”. Un libro di sogni, di illusioni, di passioni e di cocenti sconfitte, che meritava di più: più tempo, più spazio, più lentezza. 
“I grandi, in fondo, non sono che bambini sopravvissuti”. E io ne voglio sapere di più di quei bambini sopravvissuti. 

Per la vacanze, oltre alla valigia dei vestiti e dei giochi per i bambini, avevo preparato anche la valigia dei libri, ispirandomi a quelli proposti qui da Camilla di Zelda was a writer, e aggiungendo qualche titolo che mi incuriosiva da un po' di tempo (erano presenti anche Momenti di trascurabile felicità e A un cerbiatto somiglia il mio amore, ma dopo un approccio poco convinto con il primo e le difficoltà che incontro nuovamente, dopo, Amos Oz, con uno scrittore israeliano) ho dovuto aggiustarla un po' e adesso così si compone:

Livia Manera Sambuy, Non scrivere di me
Eshkol Nevo, La simmetria dei desideri
Raymond Queneau, Zazie nel metrò
Jenny Offill, Sembrava una felicità
Kate Atkinson, Vita dopo vita
Jonathan Miles, Scarti
Domenico Starnone, Lacci
Marco Missiroli, Atti osceni in luogo privato
Paolo Cognetti, Manuale per ragazza di successo
Lev Tolstoj, I quattro libri di lettura
D. E. Stevenson, Il libro di Miss Buncle
Elena Ferrante, L'amica geniale
Carmen Pellegrino, Cade la terra
J. R., Moehringer, Il bar delle grandi speranze
Johnatan Galassi, La musa
Sara Crowe, Campari a colazione
Keri Smith, Come diventare un esploratore del mondo
Oriana Fallaci, Un cappello pieno di ciliegie

Che ne pensi?

Astuccio porta giochi pieghevole fai da te play&go

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Dopo il successo dell’iniziativa “Matrimonio fai da te”, Rosa di Kreattiva, ha lanciato una nuova sfida a tema “Estate creativa”, e noi Pecione potevamo forse non partecipare? Assolutamente no!
Vuoi scoprire come realizzare in maniera facile, veloce ed economica un astuccio porta giochi? 
Te lo dico subito, ma è talmente semplice che prima mi devi concedere di fare una premessa.

In rete si trovano un'infinità di tutorial per realizzare astucci, borsette e pochette di ogni forma, materiale e dimensione. Belli, bellissimi, sicuramente più di quello che ti propongo io. 
Allora, perché dovresti sceglierlo? 


Se è vero che la rete ha avuto il merito indiscusso di rendere la ricerca di informazioni immediata e accessibile per tutti, è altrettanto vero che Pinterest, con le sue mood board accattivanti e le garanzie di successo sperticate in etichette “super easy” e “a prova di incapace”, ha convinto tutti noi di avere un livello di manualità pari a quello di Martha Stewart. In realtà, ahimè, non è così! 
Ma sta a sentire la buona notizia: esiste un metodo per provare lo stesso a fare da sé, scegliendo soluzioni e tecniche il più possibile semplici, veloci ed economiche (magari pure a costo zero perché di riciclo tiè) e collaudate. E’ il metodo Pecionate!
E se il risultato non è perfetto? Benissimo! Nessuno pretende che lo sia! 
Te lo ricordi? Fatto! E' meglio che perfetto.

La nostra proposta per l’estate creativa è proprio un’idea imperfetta, nata per caso mentre cercavo un’idea per un astuccio porta giochi da viaggio che fossi in grado anche io di realizzare con ago e filo, pratico e capiente. 

Ore di viaggio in treno, dove non sarebbe male moderare il volume di voci e giochi elettronici; caselli autostradali che si susseguono senza che arrivi mai quello di destinazione e film che scorrono su iPad o DVD player che neanche ad una rassegna di filmografia russa in lingua originale senza sottotitoli; ore di navigazione sul traghetto che, dopo aver fatto “ciao” anche alle caprette di Heidi al momento della partenza, si trasformano in un susseguirsi di non sporgerti-non correre-attento alle scale-voglio uscire da questa cabina che mi manca l’aria!!!. Non voglio nemmeno fare menzione di un viaggio in aereo perché l’idea della sequela dei controlli ripetuti e apri di qui e apri di la e che cos’è quella robina là mi blocca il neurone mentre sto ancora qui seduta al computer.
Allora, questa è la soluzione. Un astuccio nel quale raccogliere i classici colori per disegnare, le forbici, la colla, un bloc notes e alcune attività che vanno per la maggiore. 
Non ci credi? Guarda il capolavoro realizzato con colori, colla e forbici nella tratta Roma-Bologna Eurostar Frecciargento e ricrediti! (e metà viaggio è andato in archivio!)

Mi sembra evidente, ma lo specifico lo stesso: da sin. in alto Pippo, Pietro Gambadilegno, Topolino; da sin in basso: Pluto, Minnie, Paperino.

La realizzazione è di una semplicità disarmante. Perciò, ti dico velocemente come si fa e poi ti dò anche qualche idea sui giochi da metterci dentro!

Occorrente:

- una bandana, un foulard o un rettangolo di stoffa;
- trapuntino bianco;
- 2 coppie di automatici;
- due cordoncini di stoffa per realizzare le maniglie (io ho utilizzato l’orlo di un vecchio jeans tagliato a metà).

Partiamo dal presupposto che è un progetto di riciclo e, quindi, le misure sono puramente indicative perché lo potete realizzare grande o piccolo esattamente come lo volete!
Giusto per darvi un’idea il mio, che è piuttosto grande, è stato realizzato con un cache-col (cioè il fazzoletto che si annoda al collo) che avevano regalato a mio marito, ma che lui non aveva mai messo e che misura circa 60 cm x 50 cm.
Steso il dritto sul tavolo, ci appoggiamo sopra il trapuntino e poi ripieghiamo il fazzoletto: 1-2 cm per i lati corti, circa 10-12 cm per i lati lunghi che costituiranno le tasche porta oggetti. 
Non abbiamo neanche bisogno di fare l’orlo perché sfrutteremo quello già esistente. Easy peasy!
Adesso decidete come avete intenzione di distribuire gli spazi e poi cucite.
Io ho dedicato un intero lato a matite, penne e pennarelli, mentre ho lasciato delle ampie tasche sul lato opposto.

Attaccate gli automatici in modo che l’astuccio si pieghi a metà per il senso della lunghezza.

Poi applicate le maniglie con un paio di punti. Finito!

Vediamo che cos'altro possiamo portarci per affrontare il nostro viaggio. 

Foto 1: I giochi di Giulio Coniglio e Tutto Scarry per giocare, due libri pieni di storie da leggere, da inventare e da creare con le proprie mani (non so se piacciono di più a me o a Diego); le ventose per giocare stacca-attacca Giulia le adora, le attacca dappertutto, sul frigorifero, sui vetri della macchina, del tavolino, in fronte al fratello...

Foto 2: Sono schede creative cancellabili e riscrivibili le Belle giornate da disegnare; le carte di Masha e Orso, regalo della nonna, ci giochiamo un po' tutti; 

Foto 3: i Mostriciattoli della collana Chicchirichì da costruire, smontare e rifare.

E tu quali strategie adotti per ingannare le attese e trascorrere più serenamente il tempo durante dei lunghi viaggi?

Ecco le altre partecipanti all'iniziativa "Estate creativa":

  1. I colori di laura - Quadretti dei ricordi 
  2. Bimbumbeta - Come rimodernare un Telo Mare, facile e veloce 
  3. Tutti guardano le nuvole - Summer Decorations
  4. Speedy Creativa - Bestiole di carta
  5. Mostracci -Il mare nel telaio (decorazioni da parete)
  6. Farecreare - Verdura estiva amigurumi
  7. Acchiappaidee - Casette di legno
  8. Myroseinitaly Fucà - Acqua glass jar
  9. Penso Invento creo - Cornice per bambini
  10. Elegraf - Dama per le vacanze
  11. Kreattiva -Estate creativa con i braccialetti colorati
  12. Caseperlatesta - Lanterne di carta fai da te per le sere d'estate
  13. Tulle e confetti - Borsa marina
  14. IsLaura -Fiori con pirottini
  15. Alessia scrap & craft - Come fare un ventaglio di carta in 1 minuto 
  16. Lo dico, Lo faccio - Come fare un aquilone volante in due minuti
  17. Ma Petite Maison - Cabine mare fermaporta in cemento
  18. Colori Idee e Creatività - Summer notebook decorato con washi tape
  19. Mylittleinspirations - Barattoli in vetro con rete da pesca
  20. Briciole e Puntini - Ciondolo estivo con la colla a caldo
  21. Le Pecionate - Astuccio pieghevole




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