Qualche tempo fa, Camilla (Zelda was a writer), pubblicava un articolo sul grande Tabucchi (qui) e per il mio cervello è stato un attimo salire sul treno che mi portava a riabbracciare Pessoa. Un tuffo al cuore ed ero già là, tra le sue poesie, i suoi versi!
E’ un autore al quale sono molto legata e insieme a Emily (Dickinson), Gabriele (D’Annunzio), Charles (Baudelaire), Gustave (Bécquer), Richard (Bach), è stato tra gli invitati al mio matrimonio. Non cercate un nesso, un comun denominatore, tra questi autori perché non c’è, se non nella misura in cui hanno scritto versi o parole che hanno accompagnato i passi della mia vita e sono rimasti con me, dentro di me.
Un tavolo per ciascun autore e a ciascuno dei commensali è stata regalata una pergamena con i suoi versi più belli. Il mio modo per condividere la mia felicità ed il mio stato d’animo con tutti gli invitati.
Potrebbe risultare inusuale scegliere poesie che parlano di inquietudine nella notte, del vento che soffia irreale sulla pioggia e del pensiero che corre e continua senza sosta come anatema dell’aria; brani che parlano del cuore e di come esso a volte si distrae dal suo stesso battito al rumore del mare, lamento indomabile e selvaggio. Brani, che parlano di amore e di morte, ma, si sa, "chi ama non conosce morte" (Emily ti adoro).
Seduta sul terrazzino di quella casa così lontana, leggevo questi versi all’alba, sotto il cappuccio di una felpa, con la tazza del caffè accanto a me, respirando l’aria fresca di un’estate che volgendo al termine mi avrebbe lasciato una promessa di eternità.
In tempi in cui di diy, handmade e crafting ancora non si parlava granché, la mente sovraffollata di una me neanche ventiquattrenne aveva avuto diverse trovate originali per organizzare un #matrimoniofaidate.
I sacchetti per i confetti cuciti a mano, le partecipazioni stampate con la stampante di casa su carta amalfitana ordinata via internet, i nastri rosa per le mie amiche, i confetti scelti direttamente nella fabbrica Pelino di Sulmona (con mia madre che salta l'uscita dell'autostrada e arriviamo a L'Aquila, ma questa è un'altra storia!), la cinquecento bianca noleggiata all’aeroporto, il tableau disegnato a mano.
Insomma, non sono una wedding planner e non ho la presunzione di diventarlo, voglio solo raccontarvi la mia esperienza, magari potrà essere l’ispirazione per tante altre idee crafty o altrimenti vi avrò fatto fare qualche risata!
Il giorno del mio matrimonio è stato, in assoluto, il giorno di festa più bello della mia vita. Non ho smesso un attimo di ridere e, come mi ha detto successivamente qualcuno, sarebbe potuto cadere il mondo, io mi sarei fatta più in là, sempre continuando a ridere.
Le foto sono di Studio Reportage.
Ho chiesto alle mie amiche di venirsi a vestire a casa mia, insieme a me, e nel frigo avevamo più birra che acqua (vede per credere).
Chi si piastrava i capelli, chi se li arricciava; sul tavolo, bottigliette di smalto di tutti i colori, matite, rossetti e mascara di tutte le marche e di tutti i tipi. Erano bellissime. Sorridenti, scalze ed emozionate.
Io mangiavo pizzette, bevevo birra e ridevo.
Poi mi hanno detto “e basta che ti viene via il trucco”, e me ne sono fatta una ragione. Ho infilato una cannuccia nella lattina di birra e olè.
Poi è arrivato il momento della torta e, no, niente taglio!
E’ un autore al quale sono molto legata e insieme a Emily (Dickinson), Gabriele (D’Annunzio), Charles (Baudelaire), Gustave (Bécquer), Richard (Bach), è stato tra gli invitati al mio matrimonio. Non cercate un nesso, un comun denominatore, tra questi autori perché non c’è, se non nella misura in cui hanno scritto versi o parole che hanno accompagnato i passi della mia vita e sono rimasti con me, dentro di me.
Un tavolo per ciascun autore e a ciascuno dei commensali è stata regalata una pergamena con i suoi versi più belli. Il mio modo per condividere la mia felicità ed il mio stato d’animo con tutti gli invitati.
Seduta sul terrazzino di quella casa così lontana, leggevo questi versi all’alba, sotto il cappuccio di una felpa, con la tazza del caffè accanto a me, respirando l’aria fresca di un’estate che volgendo al termine mi avrebbe lasciato una promessa di eternità.
Il 21 marzo scorso è stata la Giornata Mondiale della Poesia e l'abbiamo lasciata sfilare così, senza adeguati festeggiamenti. La poesia è un colpo al cuore, è la capacità di stordire i sensi con parole apparentemente innocue, ma che combinate tra loro, come una pozione magica, possono rigirarti l'anima come un pedalino bucato. E' piacere, è bellezza, è arte e di questa non ce n'è mai abbastanza. Allora, ho avuto l'idea, un po' per volta conosceremo gli ospiti speciali che ho avuto l'onore di accogliere alla mia tavola, un piccolo assaggio, una volta ogni tanto, vi va di seguirci in questo viaggio alla scoperta de #gliinvitatialmiomatrimonio?
Poi, ho pensato anche che l’idea della pergamena, arrotolata su uno stelo di fiore di confetti a fare da segnaposto - senza pinterest a disposizione, eh? - era proprio un’idea carina! In tempi in cui di diy, handmade e crafting ancora non si parlava granché, la mente sovraffollata di una me neanche ventiquattrenne aveva avuto diverse trovate originali per organizzare un #matrimoniofaidate.
I sacchetti per i confetti cuciti a mano, le partecipazioni stampate con la stampante di casa su carta amalfitana ordinata via internet, i nastri rosa per le mie amiche, i confetti scelti direttamente nella fabbrica Pelino di Sulmona (con mia madre che salta l'uscita dell'autostrada e arriviamo a L'Aquila, ma questa è un'altra storia!), la cinquecento bianca noleggiata all’aeroporto, il tableau disegnato a mano.
Insomma, non sono una wedding planner e non ho la presunzione di diventarlo, voglio solo raccontarvi la mia esperienza, magari potrà essere l’ispirazione per tante altre idee crafty o altrimenti vi avrò fatto fare qualche risata!
Nel frattempo, vi racconto il giorno del mio matrimonio attraverso qualche foto!
Il giorno del mio matrimonio è stato, in assoluto, il giorno di festa più bello della mia vita. Non ho smesso un attimo di ridere e, come mi ha detto successivamente qualcuno, sarebbe potuto cadere il mondo, io mi sarei fatta più in là, sempre continuando a ridere.
Le foto sono di Studio Reportage.
Ho chiesto alle mie amiche di venirsi a vestire a casa mia, insieme a me, e nel frigo avevamo più birra che acqua (vede per credere).
Chi si piastrava i capelli, chi se li arricciava; sul tavolo, bottigliette di smalto di tutti i colori, matite, rossetti e mascara di tutte le marche e di tutti i tipi. Erano bellissime. Sorridenti, scalze ed emozionate.
Io mangiavo pizzette, bevevo birra e ridevo.
Poi mi hanno detto “e basta che ti viene via il trucco”, e me ne sono fatta una ragione. Ho infilato una cannuccia nella lattina di birra e olè.
In fase trucco con ciuffo alla "Tutti pazzi per Mary" |
Le mie amiche avevano tutte un piccolo "portafortuna", un nastrino rosa allacciato al polso. La storia del rosa a casa mia è vecchia come il cucco, si narra che da piccola disegnassi elefanti rosa e volessi a tutti i costi un gatto rosa, poi, un po' più cresciutella, in occasione di ogni esame all'università portavo addosso qualcosa di rosa. Considerato che ha funzionato parecchio bene, e che mi sono sposata appena tre mesi dopo la laurea, non me la sentivo proprio di interrompere questa tradizione! Io ce l'avevo alla caviglia e annodato avevo anche un ciondolo a forma di delfino, la "cosa prestata" dalla mia amica peciona. Poi, alla fine, erano tutte pronte tranne me! Ed ecco il vestito! Pensate che la scelta ha impiegato "ben" mezz'ora di un sabato pomeriggio e ancora mi viene da ridere! Ci presentiamo al negozio io, mia madre e la peciona, e ci fanno accomodare in camerino. Mia madre alza le sopracciglia e con un sorriso pietoso mi fa: "Claudia, ma come ti sei vestita..." Non so se la indisponessero di più le macchie di candeggina sula tuta o l'abbinamento reggiseno bianco-mutande nere-calzini a righe. La commessa inizia portare abiti bellissimi nei quali mi infilo e mi muovo come un elefante, impacciata, per niente a mio agio e con la certezza di essere ridicola. Poi arriva lui, ah... che bello, ha le spalline, così sta su bene e poi mi sembra un grembiule questa gonna a portafoglio, bello il raso che spiomba dritto e liscio, senza fronzoli, volant e solo un ricamo delicato. Mi piace! Alzo gli occhi, la guardo e la peciona mi fa: "no, vabbè, hai cambiato espressione..." e fu subito amore. Ed eccoci finalmente alla cerimonia. Adesso non vi spaventate, l'espressione che vedete non è quella di un uomo che va ad un funerale, è mio padre che mi accompagna da quello che sarà il mio futuro marito, ma sembra proprio un'espressione da funerale. In effetti lui così si sentiva. Un uomo finito. Mentre eravamo in macchina mi fa: "Senti, siamo ancora in tempo, è una bella giornata, ripensaci, ce ne andiamo al mare io e te, mette tutto a posto papà, tu non ti preoccupare. Eh? Che dici?" Durante la cerimonia non ha proferito parola e alla cena qualcuno gli ha chiesto: "Sei contento?" e lui ha riposto "Contento? Che c'è da essere contento? Metti al mondo una figlia, la cresci, bella, intelligente, lei ti ama e tu la ami, poi arriva il primo str***o e se la porta via". Ecco. Un uomo in lutto. Dopo la cerimonia siamo andati a fare una passeggiata. I fotografi sono stati discreti e ci hanno seguiti senza farsi notare, noi, storditi, felici e super accaldati, abbiamo scambiato qualche parola e tanti sorrisi. Ci siamo seduti su una panchina, poi abbiamo bevuto ad una fontanella e tutto sembrava di nuovo così normale! |
Poi, a bordo del nostro bolide abbiamo raggiunto gli invitati al mare.
Direttamente affacciato sul mare, in realtà è un vero e proprio stabilimento balneare!
Ecco la tavola, ma di questo parleremo meglio nel mio #matrimoniofaidate e ne #gliinvitatialmiomatrimonio.
Il clima era assolutamente informale e tutti davano una mano, dall'amica fotografa e quella improvvisata truccatrice.
Abbiamo scelto di colare il cioccolato su un meraviglioso profiteroles, Oddio quanto era buono!
Naturalmente, se me lo avessero chiesto prima avrei detto che i fuochi d'artificio sono una cosa kitsch e superata, soprattutto per un matrimonio.
Quando ho visto comparire nel cielo tutte quelle luci che dopo mille voli e mille colori andavano ad addormentarsi sul mare, beh, non ero più dello stesso avviso!
Abbiamo iniziato a ballare sulle note di Basket Case, poi gli U2 e ancora rock e punk (ve l'avevo detto che ero una ragazza punk, no?), a piedi nudi nella sabbia e senza più un minimo di sobrietà in corpo.
Poi ci siamo tuffati in piscina e le coreografie di sincronizzato degli uomini facevano invidia a quelle di Aldo Giovanni e Giacomo in Tre uomini e una gamba!
Ah, se poi capita che nel bel mezzo della cena vada via la luce e saltino tutti i generatori... don't worry, keep smiling!
P.S. Le foto degli invitati e degli sposi e che in piena euforia e con gradazione alcolica alterata si dimenano in abito da cerimonia in balli a piedi nudi nella sabbia e i successivi schiamazzi, uniti a tentativi di galleggiamenti impropri nella piscina, sono state volutamente omesse per salvare quel briciolo di dignità che ancora ci rimane!